“Le ricadute sul sistema produttivo pugliese determinate del pacchetto climatico “Fit for 55” adottato a luglio scorso dalla Commissione europea, che ha impresso una accelerazione per il raggiungimento entro il 2030 di una forte riduzione delle emissioni di gas, rischiano di determinare una desertificazione industriale se nel frattempo non si interviene con importanti investimenti accompagnate dallo sviluppo di tecnologie e politiche industriali che accompagnino le necessarie ristrutturazioni”.
È l’allarme lanciato da Gino D’isabella, segretario regionale della Filctem Cgil, nel corso di un’assemblea con dirigenti e delegati della categoria. “Un allarme che non intende mettere in discussione la visione strategica del Green New Deal, ma che segnala il rischio di una mancata gradualità che rischia di far chiudere molte imprese che non avranno il tempo per ristrutturarsi”.
Raggiunti gli obiettivi per il 2020 su riduzione emissioni di gas a effetto serra, aumento dell’efficienza energetica e contributo delle rinnovabili, il “Fit for 55” ha delineato nuovi e più ambiziosi obiettivi per il 2030, portando a una riduzione rispetto al 1990 delle emissioni di gas serra del 55%, e il contributo al mix energetico delle fonti rinnovabili al 40%”.
“Ci sono territori come il nostro dove il fenomeno è più impattante, pensiamo a Brindisi e Taranto. Che ne facciamo della produzione di acciaio? E della chimica? E della ceramica, del vetro? Su questo il Fit for 55 non dice nulla, e non è pensabile che l’unica risposta possano essere gli ammortizzatori sociali. Rischiamo, se non si interviene da subito, una transizione che diventa non sostenibile sia sul piano industriale che sociale”, afferma D’Isabella. “Nella nostra regione alcuni processi sono già da tempo in atto, come lo sviluppo delle FER, il ridimensionamento progressivo della centrale di Cerano, l’investimento nella smart grid. Occorre però una strategia complessiva che ancora manca. In primo luogo bisogna accelerare sugli investimenti già previsti come per la centrale a gas a ciclo combinato a Bridisi, necessaria per assicurare la sicurezza della rete elettrica e tutto ciò ad essa collegata, occorre riprendere il capitolo delle bonifiche che sconta enormi ritardi, prevedere massicci investimenti sulla rete elettrica, cogliere le opportunità e le potenzialità del nostro territorio per sviluppare una vera e propria filiera dell’idrogeno e in una ottica di “economia circolare” promuovere politiche industriali che mettano in sinergia la filiera energetica con il ciclo dei rifiuti e del servizio idrico: utilizzo delle biomasse e dei fanghi da depurazione”.
All’assemblea ha partecipato anche il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, che richiamando le preoccupazioni della Filctem ha ribadito come “è evidente che dobbiamo spingere per un futuro sostenibile sul piano ambientale e sociale, per mettere al riparo il pianeta. Priorità quanto mai sentita in una terra che ha pagato un prezzo molto alto all’inquinamento. Ma serve che la politica accompagni questa transizione, predisponendo misure che consentono le ristrutturazioni aziendali e investimenti idonei, altrimenti il nostro sistema manifatturiero rischia di scomparire o nella migliore delle ipotesi veder crescere costo che lo renderanno sul mercato globale ancor meno competitivo”. E il costo finale ricadrebbe “sulle giovani generazioni, che già oggi hanno difficoltà a trovare lavoro in questa regione e sono costrette a emigrare, quando invece parliamo di un settore che potrebbe qualificare il lavoro, trascinare innovazione tecnologica, sfruttare anche i centri di ricerca e le università all’avanguardia presenti sul territorio. Allora il Governo nazionale ma anche quello regionale raccolgano l’allarme del sindacato, aprano tavoli di confronto, chiamino i grandi gruppi a partecipazione pubblica presenti in Puglia – Enel, Snam, Eni – per capire che investimenti immaginano nella nostra regione. C’è una strategia, un indirizzo? Non può essere che è tra gli obiettivi del programma Nex Generation ma non si assumano decisioni e atti conseguenti”.
A concludere i lavori Antonio Pepe della segreteria nazionale FIlctem, che ha rimarcato la richiesta fatta al governo nazionale “di mettere in campo politiche industriali di settore e per i territori specie al sud a forte rischio di desertificazione industriale e impoverimento. Occorre che il governo agisca con tutte le leve finanziarie possibili e con un ruolo decisivo delle grandi aziende partecipate per assicurare una giusta transizione, coinvolgendo parti sociali e territori interessati nella definizione di politiche di sviluppo e concreti programmi di investimenti”.