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BRINDISI.Uil pensionati Stu Appia:“un Lavoro non sicuro non è un lavoro”

La Uil pensionati Stu Appia sostiene che “un Lavoro non sicuro non è un lavoro”. Lo sorregge la nostra campagna sindacale con la richiesta di “ZeroMortiSulLavoro”. Tutti noi siamo d’accordo.

Il sindacato del Terzo Millennio dice “Basta con le stragi sul Lavoro” per un lavoro da difendere e da tutelare ma, soprattutto, da rilanciare. Si chiedono percorsi diversi nelle industrie, nell’economia finanziaria e nel commercio. Il Pnrr è il soggetto per la transizione giusta per attuare nuove forme di formazione. 

Per superare “il futuroprossimodiieri” e avviare quello di oggi. Vi sono novità su ricerche mediche, prototipi e di tecnologie che plasmeranno il futuro. Forse avremo una medicina personalizzata che attraverso “sensori di ogni tipo” ci aiuteranno a prevenire malattie e curarle oppure città senza auto, solo ciclabili, navi autonome cosi come avviene nello spazio. È visibile, già in noi, una tecnologia futura giovane che avanza decisiva, rivoluzionaria che sta prendendo forma com’è accaduto, un tempo, con la lampadina, il viaggio spaziale, l’automobile, il computer e il telefono. Domani vi sarà il “metaverso” che consentirà agli studenti e ai docenti nelle scuole a confrontarsi meglio con l’aiuto d’intelligenze artificiali, treni elettrici, rete energetica al 100%, robot guardiani della casa come i “droni” che consegnano a Venezia i farmaci nelle isole del territorio. Ciò chiederà una visione diversa su due questioni prioritarie sia a livello ambientale come su quello sociale, ma per fare questo bisogna superare il concetto d’industria 4.0 e avere un nuovo Welfare State con investimenti in politiche attive che trasformino i momenti di crisi in opportunità per la ripartenza e avere un futuro di lavoro più sicuro per i giovani e i lavoratori. Il riferimento ai nostri padri costituzionalisti che hanno esaltato il lavoro in “l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”. Di conseguenza gli incidenti sul lavoro sono un dramma che riguarda tutti noi; famiglia azienda e comunità, mentre i morti sono un attento alla Costituzione e il male assoluto della distruzione delle famiglie.

Il sindacato pensa a un sistema moderno per fare impresa, a misura del lavoratore, più snello, mq anche di accompagnamento per le imprese, che potrebbe essere l’occasione per resettare e disegnare un nuovo paese. Penso a un moderno sistema fiscale, a un nuovo rapporto con il cittadino lavoratore, con gli anziani, i pensionati, le persone non autosufficienti. Un Paese moderno che possa essere la città del sole anche per i soggetti fragili e non un’utopia.

 La speranza è che anche di questo si possa occupare il governo del presidente Mario Draghi nella richiesta di avviare oltre le misure già intraprese, una campagna di sensibilizzazione che parta dalle scuole e si occupi di prevenzione, soprattutto per i giovani neoassunti. L’abbiamo detto, un mese fa, a Mesagne, a Taranto e lo diciamo ancora adesso con i quasi ottocento morti, avvenuti recentemente in Italia, sul lavoro oversessantenni.

 Morti che sono un dramma sociale, di certo non dovuto solo alla fatalità. Vi è bisogno di sicurezza e “rispetto per il lavoro”. La soluzione è in un approccio integrale per combattere la “povertà” e prendersi cura degli anziani settantenni, riconoscendo una pensione dignitosa, restituire ai giovani il diritto di vivere in modo decoroso nella propria terra d’origine e prendersi cura delle loro famiglie.

Il Covid19 ha gettato le persone più fragili in uno stato di povertà, ma occorre costruire un futuro migliore, ripartire, dare riscatto, dignità alle loro famiglie e per umanizzare la persona e la comunità in cui si vive.

Il picco dell’inflazione crea incertezza negli anziani. Il pensionato la vive con incertezza, chiedendo al governo di rimodulare il quantitive easing sulla base delle nuove posizioni economiche. Incertezza che proviene dalle incognite dell’attuale rialzo dei prezzi, dell’accelerazione del carovita, dell’aumento delle bollette e dallo shock energetico, mentre i mercati finanziari proseguono nella loro cavalcata. L’inflazione energetica è stata addirittura del 17,4% e la soglia del petrolio ha sfondato quella di 80 dollari al barile. Il tutto su base annua di un’inflazione complessiva tra il 3,9% e il picco del 4,2%.

È positiva, invece, la crescita del Pil (prodotto interno lordo) oltre le attese, + 3,4% nel secondo trimestre, come si rileva da Bankitalia nel suo bollettino economico di ottobre, + 6% entro fine anno per il 2021 e con una riduzione della propensione al risparmio al 12,9%, cinque punti percentuali sopra i livelli pre-pandemici. La situazione favorevole consentirebbe il disavanzo e il debito, i quali potrebbero scendere rispettivamente al 3,3% e al 146,1% del prodotto.

Sulla riforma delle pensioni si attende una geniale idea che non sia quella di quota 102. Questa’ultima è una beffa; la quale unita all’annunciata quota 104, fra due anni, aggraverebbe la possibilità di andare in pensione per i milioni di lavoratori italiani, quando l’orientamento potrebbe essere “l’introduzione di una flessibilità di accesso alla pensione diffusa intorno a 62 anni” secondo il modello di quota 98 sui lavori gravosi, favorendo il turnover per un’occupazione lavorativa giusta. Il presidente Mario Draghi non si è ancora pronunciato, anche se l’idea è di ridurre lo scalone, una volta archiviata quota 100, stabilizzare l’Ape sociale, estendendola a nuove categorie di lavori gravosi, rendere permanente l’Opzione donna, introdurre la pensione di garanzia per i giovani e ridurre la “soglia” di vecchiaia per le lavoratrici madri. Nel comparto scuola il sistema pensionistico che si sta affermando è quello contributivo, che consegna al lavoratore un reddito di pensione pari al 65-70% dell’ultimo stipendio, una visione peggiorativa per chi ha anni di precariato.

I dati Covip fanno emergere “un risparmio previdenziale” nel 2020 di 100,7 miliardi, lievitati di quasi 5 miliardi rispetto all’anno precedente e di 45 miliardi in rapporto al 2011, con un tasso di crescita del 6,8%. 

La proposta sarebbe di ausilio ai principi della democrazia sui diritti ai lavoratori, sulla crescita dell’occupazione e sul miglioramento dello stato sociale della comunità. Si chiede uno stato sociale di progresso che avvantaggi il lavoratore e che, quindi, non sia resiliente all’umanesimo del nuovo millennio. Molti lavori non ci saranno più, però aumentano i morti soprattutto over 60enni.  Per gli anziani, secondo la Uil pensionati Stu Appia, non bastava subire l’emergenza sanitaria con tutte le sue ripercussioni, ma sono costretti a fare i conti con gli aumenti delle bollette affrontando con la loro pensione minima l’innalzamento dell’elettricità +29,8% e del gas +14,4%. Per i pensionati, secondo la Stu Appia, serve una riforma strutturale su una logica di flessibilità di accesso, che pensi a dare lavoro a tutti, una pensione di garanzia ai giovani e alle donne per metterli in futuro con una pensione adeguata e che riconosca che non tutti i lavori sono uguali. Non è accettabile il futuro di quota 102 e 104 quando il sistema contributivo induce il lavoratore ad andare in pensione a 67 anni mentre, invece, è possibile avere una flessibilità di accesso a 62 anni dando la scelta alle persone di poter uscire dal sistema lavorativo.

La Uil pensionati Stu Appia crede a una nuova flessibilità nelle uscite dal mercato del lavoro che metta in campo una nuova riforma previdenziale che serva a superare le profonde disuguaglianze del sistema attuale e che favorisca un turnover intergenerazionale avvantaggiando le nuove forze per il lavoro ed evitando i rischi di nuove povertà nelle comunità. La legge Fornero è nata in un momento grave di situazione finanziaria per “Fare cassa sulle pensioni” e i dati dell’OCSE sono sbagliati perché sono stati messi insieme i dati dell’assistenza a quelli della previdenza. Dalla separazione scopriamo che i dati delle pensioni in Italia sono tra il 12,8% e il 13%, e non il 16 come riferisce oggi l’Ocse. Oggi bisogna pensare a costruire una società più equa, separare l’assistenza dalla previdenza, rivalutare la 14 esima dei pensionati oltre a una legge sull’autosufficienza. Ripartire per ricostruire è una finalità che tiene conto del fatto che i giovani non hanno la certezza di retribuzioni continuative e dinamiche, come le generazioni precedenti. Questo è un problema sociale che va risolto in una pensione di garanzia che si deve orientare per un futuro previdenziale dignitoso, pieno di prospettive retributive da definire “strumenti che colmano i vuoti contributivi“.

Il reddito di cittadinanza, emanato dai precedenti governi, non può e non deve essere considerata un’assistenza furtiva. Lo garantisce lo spessore del decreto legge n.26 del 28 marzo 2019 che fa riferimento non all’abuso o al furto, ma a una forma di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale. È, quindi, un reddito utile da utilizzare come sostegno economico a integrazione dei redditi familiari che chiede di associarsi a un percorso di reinserimento lavorativo e d’inclusione sociale verso chi non può lavorare, ai disabili, agli invalidi e alle persone in difficoltà. È da considerare, in tal senso, un reddito che offre un’opportunità di un percorso di mobilità sociale per uscire dal meccanismo di trasmissione intergenerazionale delle povertà e consentire a ciascuno di, qualunque siano gli accadimenti della vita, a non usufruire di una forma di assistenza, ma di un aiuto a rialzarsi.

L’esigenza è di rispettare il lavoro, dando dignità e sicurezza verso chi lavora in un sistema previdenziale che possa garantire una pensione dignitosa e non essere una faglia sociale per i diritti delle persone che lavorano, per chi intende andare in pensione e per chi difende la democrazia contro ogni restrizione e chiede una società equa in uno Stato senza ombre e piena di prospettive di tutele per ciascuno di noi, in base a una felicità che benessere e non interessa che avanza per far crescere la pancia.

 

Il segretario responsabile 

 

Tindaro Giunta

 

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