“Fra terze dosi, tamponi e quarantene è il caos generalizzato, anche perché le informazioni vengono date in maniera difforme e finiscono per creare più problemi che soluzioni alle famiglie.

“Ma a Brindisi, quando si parla di Sanità, le cose si complicano ulteriormente e il risultato è che ci sono famiglie segregate in casa da quasi un mese, che significa non solo per i bambini e i ragazzi non andare a scuola e gli adulti a lavorare. Una situazione che, l? dove si è liberi professionisti, è un danno anche economico.

“Una famiglia mi ha, infatti, raccontato il calvario che sta vivendo dal 10 dicembre scorso, da quando è stata contattata dalla scuola della propria figlia perché in classe era stato accertato un positivo. Lo stesso giorno la bambina esegue un tampone rapido, con esito negativo. Ma per stare tutti tranquilli la bimba viene sottoposta dopo qualche giorno, il 14 dicembre, al tampone molecolare che, invece, dà esito positivo. Inizia la quarantena per tutta la famiglia senza nessuna assistenza domiciliare e senza che dalla Asl ci fosse anche un supporto telefonico. Nel frattempo tutta la famiglia il 15 dicembre si sottopone al tampone molecolare al drive in di Brindisi con esito negativo, ma chiaramente serve un secondo tampone per ‘essere liberi’; dopo un Natale segregati, il giorno di Santo Stefano tutta la famiglia si sottopone al secondo tampone molecolare ma dopo tre giorni non si conosce ancora esito, mentre il Ministero della Salute (con telefonata), il 27 dicembre, rilascia il green pass alla bambina perché considerata guarita. Nel frattempo per? sono ancora tutti ‘sequestrati’ in casa da due settimane.

“Come dire che a Brindisi più del Covid a far paura è la gestione della sanità e la sua conseguente burocrazia.”