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cgl Brindisi:Il vaccino non può essere l’unica arma contro il Covid, la politica faccia il suo mestiere o rischiamo una catastrofe economica e sociale, oltre che sanitaria

Il vaccino non può essere l’unica arma contro il Covid, occorre ripensare modelli e stili di vita e avere una nuova visione per il futuro, altrimenti rischiamo una catastrofe sociale ed economica oltre che sanitaria.

E bisogna farlo ora sfruttando quella massa di risorse importantissime rivenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) cercando di non ripetere gli stessi errori del passato, altrimenti non avremo imparato nulla e le difficoltà diventeranno sempre più gravi e difficilmente gestibili e risolvibili.

E’ incredibile infatti che a due anni di distanza dall’inizio dell’incubo della pandemia, la politica non sia in grado di ripensare ad un nuovo modello di sviluppo, anzi fallisca proprio su quei settori strategici su cui dice di voler puntare per tenere in moto il Paese ma senza cambiare nulla. E’ il caso, ad esempio di settori fondamentali come la sanità, la scuola, i trasporti che si vogliono tenere in piedi a tutti i costi ma gestendoli, però, nello stesso vecchio modo in cui si faceva due anni fa con gli evidenti disastri, che sono sotto gli occhi di tutti ad iniziare proprio dal Sistema sanitario che sta per implodere.

Sì perché sembra proprio che definire «eroi» medici e personale sanitario sia servito solo a «lavarsi la coscienza» se poi questi lavoratori diventano «vittime» del sistema, con turni massacranti, personale precario reso ancora più precario con figure professionali che mancano. A Brindisi gli operatori sanitari e sociosanitari rischiano il «burn out» e su questo chiediamo alla Asl un tavolo di confronto nell’immediato. Perchè non si può più giocare al massacro del personale, così come non si può più posticipare questo bisogno urgente di sanità della popolazione che non è solo Covid, ma sono tutte le altre malattie che non vengono curate da due anni con liste di attesa che diventano sempre più mostruosamente grandi, gente che muore perchè non ha potuto ricevere le cure necessarie in questo periodo; perchè non si è dato impulso alla medicina del territorio, alle cure domiciliari, alla riorganizzazione del sistema sanitario territoriale e ospedaliero. La pandemia – cosa da non sottovalutare – ha un impatto sulle diseguaglianze di salute e sulla distribuzione dei determinanti di salute a seconda dello status socioeconomico: i processi di “autoesclusione” dalle cure interessano i ceti meno abbienti, i soggetti in condizione di grave povertà o marginalità. È forse banale affermare che i soggetti più abbienti ricorrono alle cure a pagamento.

E che dire poi della scuola che si vuole tenere aperta con il sacrificio degli insegnanti e del personale scolastico oltre che degli stessi studenti che continuano ad ammalarsi e infettarsi con numeri sempre più grandi mettendo a rischio il diritto all’istruzione dei nostri giovani? A fronte dei milioni di euro spesi per i banchi a rotelle (che fine hanno fatto?), le scuole continuano a soffrire la mancanza di spazi adeguati nelle classi, la mancanza di sistemi di purificazione dell’aria, di presidi sanitari adeguati di una prevenzione che li mettesse al sicuro tutti. E invece no, si riapre come se il Covid non fosse mai esistito, quasi alla stessa stregua di prima, ancora con «classi pollaio». E che dire dei trasporti dove in alcune situazioni i mezzi viaggiano pieni all’inverosimile nelle ore di punta solo perchè magari – visto che non c’è stata la necessaria implementazione in termini di nuovi mezzi – si poteva agire sul «regolatore» di nuovi orari di accesso a lavoro, nelle scuole ed in altri campi. Ma no, sempre e solo gli stessi schemi e le stesse abitudini che il Covid ha messo in crisi e ha spazzato via come uno tsunami.

E’ ora che la politica si riappropri della sua prerogativa di disegnare la società e il suo sviluppo. Il Covid esiste e non può essere solo il vaccino – fortunatamente c’è – l’arma con cui sconfiggerlo, occorre avere una vision per il futuro a breve, a medio e a lungo termine altrimenti avrà fallito il suo compito. La Cgil non può tollerare che tutto ciò accada perchè questo fallimento sarebbe il fallimento di tutta la società, non possiamo permettercelo e non lo permetteremo.

 

Antonio Macchia

Segretario Generale

Cgil Brindisi

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