La denuncia del direttore della Scandiuzzi che nei giorni scorsi ha dichiarato una preoccupante carenza di personale in loco, specializzato nel settore metalmeccanico, da assumere nello stabilimento brindisino è l’ennesima dimostrazione delle difficoltà che vive il mondo del lavoro nella nostra città e nella sua provincia.
Un segnale di allarme che sta provocando distinguo e prese di posizione da parte delle varie associazioni di imprenditori che hanno responsabilità nella gestione di delicati meccanismi organizzativi e produttivi che, invece di recriminare nei momenti di difficoltà, hanno il dovere di proporre idee e decisioni al momento opportuno per ribaltare questa situazione che non si è manifestata ieri o l’altro ieri, ma è presente da anni senza che ci sia stata la giusta attenzione per affrontarla, individuando e mettendo in opera le necessarie soluzioni.
Le cause sono evidentemente molto profonde ed articolate da ricercarsi, non solo a quelle addebitabili alla particolare contingenza originata dalle necessità attuali, come ad esempio la favorevole ripresa produttiva post Covid in atto in tutti i settori economici, quasi esclusivamente nel settentrione italiano. La formazione e la riqualificazione di personale specializzato è un problema presente dovunque, ma particolarmente sentito e subito nel nostro territorio, in cui il tempo dedicato a questi problemi è stato negli anni molto limitato, se non ignorato. E allora si recrimina tardivamente sul fatto che non c’è stato il dovuto ricambio generazionale di operai e tecnici in un contesto industriale come il nostro ricchissimo, fino a qualche anno addietro, di professionalità, non solo nel settore metalmeccanico. I pochi rimasti si sono trasferiti al Nord Italia attratti da proposte e contratti di lavoro molto vantaggiosi.
LA UIL di Brindisi lo ha denunciato in tutti i modi fornendo pratiche soluzioni, forte della esperienza vissuta in altri periodi di particolare sofferenza occupazionale come alla fine degli anni ’80 in occasione della vertenza del petrolchimico. Soluzioni che hanno contribuito a professionalizzare centinaia di lavoratori pronti a cambiare lavoro presso società del territorio, senza essere costretti ad emigrare. Così come sin dal primo momento della fase di riconversione a gas della centrale Enel di Cerano abbiamo proposto alla Società ed Enti Istituzionali di competenza di riqualificare le potenziali maestranze (anche dell’indotto) in esubero per essere pronti ad occupare le nuove attività lavorative: una task force con il compito di preparare e formare tecnici ed operai qualificati per nuove professioni per rispondere ad un apparato industriale in veloce cambiamento. Nessuno ha colto questo suggerimento.
Siamo fermamente convinti che la soluzione si può ancora trovare sul posto, facendo sistema: Scuola, Imprenditoria, Istituzioni e Sindacato insieme, cosa che fino a questo momento non è successa ma che, finalmente, deve essere messa in atto senza remore e pregiudizi.
Il Segretario generale
Antonio Licchello