Terna nega gli investimenti per la conversione della centrale a turbo gas di Brindisi 2
Legambiente: “A questo punto si rende ancora più necessario concentrare gli sforzi e gli investimenti sulle rinnovabili per spingere sull’autonomia energetica”
Nell’asta del 21 febbraio per l’assegnazione delle quote previste nel Capacity Market, Terna ha precisato che non esiste alcuna esigenza di stabilizzazione in rete a giustificazione della prospettata centrale a turbo gas Enel di Brindisi, sconfessando di fatto tutti coloro che accusavano la posizione delle associazioni ambientaliste invece fortemente contrarie alla riconversione. Tale decisione finale ha portato al non riconoscimento degli ingenti finanziamenti che erano l’unico vero obbiettivo a cui puntava Enel.
Oggi Enel è costretta a rinunciare alle prospettate centrali a turbogas di Brindisi, Civitavecchia e La Spezia e dichiara “un’anima green”, annunciando “nuovi poli energetici costituiti da impianti da fonti rinnovabili”. Il presidente della giunta regionale laziale Zingaretti esulta per il raggiungimento dell’obiettivo perseguito unitariamente da istituzioni, organizzazioni sociali fra le quali la CGIL, oltre alla forte mobilitazione della società civile. In particolare Zingaretti sottolinea che “grazie a questa novità ora possiamo rilanciare la sfida del superamento del carbone concentrandoci sulle alternative che da tempo stiamo discutendo, come le energie rinnovabili ed il progetto di logistica che, in particolare, come abbiamo già sostenuto rappresenta il futuro del territorio. Siamo pronti a rilanciare su progettualità innovative, creando un distretto per le rinnovabili e incrementando nuove funzioni produttive”.
La Regione Puglia, che aveva espresso il proprio parere favorevole per la realizzazione della nuova centrale a turbogas Brindisi sud, prendendo atto della chiara posizione di Terna è necessario che prenda rapidamente una posizione a favore di quanto Legambiente chiede da tempo, affinché gli impegni oggi dichiarati da Enel, a favore del polo energetico fondato sulle rinnovabili, non sia generico ma sostanziato dalla programmazione e lo smantellamento dell’impianto esistente e delle opere connesse entro il 2025: dalla bonifica del sito e dalla progettazione e realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, oltre che da altrettanti impegni sulle filiere tecniche, economiche ed occupazionali connesse.
“Legambiente ha sempre avanzato proposte alternative alla conversione della centrale elettrica, spingendo con insistenza sulla realizzazione di impianti fotovoltaici con accumulo, solari termodinamici, di produzione di energia elettrica ed idrogeno da moto ondoso nell’area, su un grande impianto fotovoltaico con accumulo e recupero di idrogeno. – ha detto il presidente di Legambiente Puglia, Ruggero Ronzulli – Un impianto oggi impedito dalla incredibile mancanza, per responsabilità del ministero per la Transizione ecologica, delle analisi di rischio sui terreni agricoli interessati. Sarebbe invece positivo realizzare questo progetto proprio con Enel, alla luce soprattutto della negazione degli investimenti virati sul gas di Terna. Vanno inoltre realizzate Hidrogen valley, insediamenti da localizzare prioritariamente in siti di interesse nazionale ai fini delle bonifiche (SIN) ed in aree industriali da rendere autonome energeticamente e non energivore quali esse oggi sono”.
Questi investimenti, quelli su razionali impianti eolici offshore e le filiere industriali connesse, sono reale volano economico ed occupazionale e non la sessantina di posti che l’impianto prospettato da ENEL produrrebbe.
Ciò che 15 associazioni regionali sostenevano nella manifestazione del 12 febbraio scorso “A Tutto Gas. Ma nella direzione sbagliata”, non era frutto di fantasia o di “follia” ambientalista, ma come ha dimostrato questa decisione è segno di evoluzione e di uscita da una fonte fossile non sostenibile sia dal punto di vista ambientale che, oggi più che mai, di mercato.
Legambiente si impegna a realizzare nelle prossime settimane un convegno pubblico in cui puntualizzare le proprie proposte, le ricadute occupazionali ed economiche, anche mostrando esperienze imprenditoriali avanzate e know how fino ad oggi sottovalutati o perfino mortificati dalla monocultura degli impianti termoelettrici portati avanti irrazionalmente fino a questi giorni. In tale circostanza Legambiente chiamerà a confronto istituzioni, associazioni, organizzazioni imprenditoriali e sindacali per cogliere finalmente l’occasione per costruire un’altra Brindisi, sperando che nessuno torni a speculare sul ricatto occupazionale, visto che perfino Enel parla di un futuro rinnovabile.