Il via libera del ministero per la Transizione ecologica al deposito costiero di gas Gnl rappresenta una pietra tombale sulla polifunzionalità del porto di Brindisi pregiudicando lo sviluppo di altri traffici.

La Camera del lavoro di Brindisi non è contraria al progetto di Edison che rappresenta una occasione importante per lo scalo brindisino, ma continua a sostenere che è sbagliata la localizzazione di un insediamento di quella portata a Costa Morena est.

In questo modo si rischia di compromettere il futuro dello scalo brindisino anziché rilanciarlo, alla luce dei traffici internazionali, come vera e propria base logistica del Mediterraneo, ruolo a cui potrebbe ampiamente ambire se dotata delle opportune infrastrutture.

In tempi di emergenza, come questi della pandemia, con aziende in crisi, rischiamo ancora una volta di fare un passo sbagliato nella direzione del rilancio del porto messapico accontentandoci delle «briciole» che cadono dal tavolo: il terminale porterà a regime pochi posti di lavoro, comprometterà altri traffici come la stessa logistica che è in forte espansione proprio sullo scalo brindisino e sarà un pessimo biglietto da visita per i passeggeri che prima arrivavano e affacciandosi dalla nave vedevano carbone, ora invece vedranno i bomboloni di gas.

Vogliamo accettare questo progetto che per bocca degli stessi rappresentanti della multinazionale arriva a Brindisi «perché negli altri porti non ha trovato posto?».

Riteniamo inaccettabile che il futuro del porto sia fatto solo di «bettoline» che trasportano gas per rifornire le navi di nuova generazione sacrificando sull’altare del gas il resto delle potenzialità del porto che per la sua posizione strategica e la simbiosi con l’aeroporto, può ambire benissimo ad essere una straordinaria piastra logistica per il Mediterraneo e un porto passeggeri coi contro fiocchi. 

Il problema è quello di una mancanza di visione prospettica delle cose, di mancanza di progettazione e dell’accettazione supina di insediamenti che si pongono anche in conflitto con l’idea di sviluppo di un capoluogo che sta puntando invece moltissimo sul mare, sulla rivalutazione della costa, sul turismo di qualità.

Meglio accettare quindi un insediamento calato dall’alto che non adoperarsi in progetti da finanziare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza? E che fine ha fatto il Piano regolatore? Quando arriverà? Qual è l’idea? Nessuna bozza ci è stata ancora sottoposta, siamo curiosi di sapere che forma prenderà il nostro scalo.

L’evoluzione dell’economia a livello mondiale, le tematiche ambientali e le evoluzioni dei mezzi di trasporto, fanno agevolmente comprendere che Brindisi potrebbe divenire la più importante base logistica del Mediterraneo, oltre che un importantissimo centro della nuova tipologia di turismo che si andrà sempre più affermando (nautica da diporto, piccole navi da crociera, agriturismo), con attività pienamente ecocompatibili, e con una crescita occupazionale di diverse decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.

E’ delle scorse settimane l’ok ai finanziamenti per fare dell’isola di Sant’Andrea un polo turistico, ma chi ci andrà se deve veder passare solo navi che trasportano gas?

Al momento se il progetto dovesse ottenere il via libera della Regione vediamo il terminale di Edison come un «tappo sullo sviluppo del porto», che da porto del carbone diventerebbe il porto del gas che perderebbe la sua vocazione polifunzionale. Una idea alla quale come Cgil ci opponiamo con fermezza.