Da tempo, come Cisl, sollecitiamo l’attenzione sulla questione lavoro ed in particolar modo sugli strumenti che possono rivelarsi utili, per riparare lavoratrici e lavoratori da una tempesta perfetta che la  transizione economica e sociale può determinare.

Si tratta della transizione ben definita nelle 6 missioni del PNRR che, se realizzate anche dalle nostre parti, non andranno solo a riformare il Paese ma lo trasformeranno.

Una delle transizioni su cui abbiamo richiamato l’attenzione più e più volte, con responsabilità e scevri da posizioni precostituite, è proprio quella energetica che con Brindisi ha una ricaduta nazionale; attualmente ancora di più!

La guerra scoppiata a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, che rischia di non limitarsi a quei confini e, pertanto, speriamo sia fermata al più presto, ha fatto emergere tutte le contraddizioni del nostro sistema energetico nazionale, privo da decenni di un piano specifico, ovvero di politiche industriali mirate.

Certamente la produzione di energia elettrica da Fonti di energia rinnovabile (FER),in Italia ha fatto grossi passi avanti, tanto che negli ultimi 20 anni la collettività ha contribuito con ben 250MD di euro. 

E’ un fatto, però, che in tema di energia continuiamo ad essere tra i Paesi più dipendenti d’Europa, oltre ad avere il costo della bolletta tra i più alti.

E’ bastato il primo evento straordinario (anzi la prima tragedia), quale è appunto la guerra in Ucraina, per ricordarci che, al momento, le FER da sole non sono sufficienti se intendiamogarantire con esse la sicurezza energetica al nostro Paese.

E non sappiamo ancora per quanti anni le FER non potranno considerarsi l’unica fonte di produzione energetica, giacché sole e vento per loro natura sono fonti discontinue e, pertanto, le centrali convenzionali in attività, in particolar modo quelle a gas, sono ancora necessarie nella transizione.

A meno che non intendiamo mettere la testa sotto la sabbia e dare sfogo a tutte le teorie più entusiasmanti che parlano più alla pancia che alla realtà, lasciando però che i costi economici e sociali mettano completamente a tappeto interi sistemi produttivi e famiglie.

Sarebbe utile ricordare, ogni tanto, il famoso black out del 28 settembre 2003 che alle ore 3,27 lasciò al buio l’intero Paese ed il Sud fino alle ore 19.00 (la Sicilia fino alle ore 22.00) e per il ripristino della fornituradi energia elettrica in Italialegrandi centrali termoelettriche furono essenziali. 

E questoperché, anche qui,è bene sottolinearlo, la nostra rete elettrica ha una struttura integrata(in termini tecnici “magliata”) che attraversa l’intero Paese e passare da un modello di generazione centralizzata ad un altro di generazione distribuita, come richiede la produzione da FER, significa ridisegnare la nostra rete elettrica; operazione non semplicissima a causa di risorse e di tempi necessari.

Ebbene: ritornando al tema del lavoro a Brindisi, si faccia presto a concretizzare tutti gli investimenti  previsti, partendo da quelli già autorizzati – come il deposito GNL per il quale è arrivata l’autorizzazione da parte del ministero della Transizione ecologica  – a quelli per l’economia circolare, le FER, l’idrogeno verde e le relative filiere, gli impianti di accumulo, gli investimenti previsti nella logistica, che vedono in campo società come Enel, Edison (in accordo con Snam, Saipem e Alboran),  A2A, JindalFilms, Euroapi (ex Sanofi) e Falk.

In quest’ultimo caso, la proposta di investimento denominata Kailia Energia della società Falk  Renewables in partnership con BlueFloat Energy, è l’unico progetto che, oltre a quantificare il beneficio sul versante energetico ed ambientale, ha quantificato quello occupazionale, cioè da 1500 a punte di 4 mila unità durante la fase iniziale di realizzazione. 

Si faccia presto, dunque e si accelerino tutte le procedure amministrative (la ricostruzione a Genova del ponte Morandi insegni!) perché Brindisi non può più attendere. 

Insomma: ambiente ed occupazione sono facce della stessa medaglia.

Ecco perché a tutto ciò può e deve accompagnarsi la nuova misura di politiche attive del lavoro Garanzia Occupabilità dei lavoratori (Gol) finanziata dal PNRR con 4,9 MD  tra Recovery e React-Eu, che va incontro a chi è in Cig, in Naspi, in Discoll, ai titolari di reddito di cittadinanza, ai lavoratori fragili o vulnerabili, ai giovani Neet, alle donne e giovani in condizioni di svantaggio, ailavoratori over 55,ai disoccupati di lunga durata.

Alla Puglia sono stati destinati 69 ml di euro ed entro il 28 febbraio andava presentatoda parte della Regione il piano formativo, sul quale entro i 30 giorni successivisarebbe prevista la valutazione diANPAL. 

A che punto siamo? 

E se per Brindisi è stata fatta quella verifica che chiediamo da tempo,per valutare il fabbisogno formativo del territorio, perché non si danno lumi in tal senso? 

Sono domande che inutilmente reiteriamo da tempo, in ogni occasione di confronto in merito al tema lavoro in questo territorio!

E’ questo il tempo di affrontarequi, con ragionevolezza, il tema transizione energetica anche riflettendo sulle ricadute nei sistemi dell’appalto e dell’indotto coinvolto e di farechiarezza sui piani industriali delle società presenti sul territorio.

Ciò diventa ancora più urgente, a valle della decisione di Terna di non ritenere essenziale per la rete elettrica nazionale la riconversione a gas della Centrale Enel Federico II.

 Si apra, inoltre, un confronto mirato al settore aereonautico, la cui crisi produttiva ha già messo in ginocchio i precedenti livelli occupazionali,motivi per i quali abbiamo manifestato unitariamente il 4 febbraio scorso denunciando anche il declino industriale del territorio. 

Si metta la parola fine ad una pagina di storia brindisina in cui ognuno sembra andare per proprio conto, politica, istituzioni, organizzazioni professionali, Enti pubblici, mentre al Governo chiediamo di battere un colpo perché questo territorio ha bisogno di risposte attinenti a settori strategici che hanno ricadute economiche anche di carattere nazionale.

Le società partecipate dallo Stato devono sentire maggiormente, in questo momento epocale una maggiore responsabilità sociale.

Anche il tavolo del CIS può diventare parte di questa azione comune, tesa a salvaguardare ambiente, economia e lavoro del territorio e la stessa ZES interregionale adriatica per cui,dopo 5 lunghi anni dalla sua istituzione, è stato nominato il commissario rappresenta una opportunità per tutti i settori produttivi: manifatturiero, trasporto, logistica, agroalimentare, energie rinnovabili, turismo, commercio, servizi. 

Che si aspetta ancora perché finalmente parta ?

A Brindisi occorre  un disegno complessivo e comune che richiami tutti all’azione ed alla responsabilità, laddove il fattore tempo non è una variabile indipendente.

L’occasione offertaci dall’UE con una mole di risorse (PNRR) che non ha precedenti nella storia, è unica e non ce ne sarà un’altra.

Vorremmo comprendere quando e come si inizieranno adutilizzare queste risorse. affinché si possano verificare le reali ricadute di crescita, sviluppo e occupazione che Brindisi aspetta da tempo. 

Non vorremmo attendere le soluzioni continuando amanifestare nelle piazze e davanti alle fabbriche.

Come Cisl intendiamo perseguire ed assicurare corresponsabilità per governare democraticamente il fortissimo disagio sociale che connota questa parte del Mezzogiorno; ma il presente ed il futuro del territorio si costruisce fornendo risposte ed è la “Politica” che deve farsene carico, senza sprecare altro tempo.

 

                                                                                          Gianfranco Solazzo