Sanità Nursing Up: «Infermiere di famiglia, storia di un Disegno di Legge presentato oltre due anni fa e oggi ancora fermo al Senato».
«Che fine hanno fatto in Italia in tanto decantati progetti legati alla figura degli infermieri di famiglia? Perché mai un disegno di legge che si rivela così importante per il futuro della sanità italiana, dopo oltre due anni, è ancora fermo al Senato?
Soprattutto, ci chiediamo, in questo report che presentiamo alla stampa, quando, nel nostro Paese, la smetteremo, almeno in ambito sanitario, con la pericolosa e controproducente “politica” del proclamare e del promettere, seguita raramente da quella delle azioni e dei fatti».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Cominciamo la nostra disamina da luglio, 2019, quindi ben prima della pandemia. Il Movimento Cinque Stelle presenta, a firma del Senatore Gaspare Antonio Marinello, il DDL n. 1346 del 2019, dal titolo “Introduzione della figura dell’infermiere di famiglia e disposizioni in materia di assistenza infermieristica domiciliare”.
Si parte alla modifica della legge 502/92. Obiettivo? Si sperava in breve tempo di poter trasformare in legge la nuova figura dell’infermiere di famiglia che andava ad affiancarsi a quella di medico di famiglia, pediatra e specialista ambulatoriale nell’erogazione dell’assistenza distrettuale.
Da allora sono passati oltre due anni, oggi il Disegno di Legge è ancora fermo in Commissione Igiene e Sanità del Senato. Perché mai? Eppure la legge sarebbe indispensabile per avviare più che mai una serie di normative atte a finalizzare l’enorme mole di risorse finanziare a disposizione.
Non abbiamo dimenticato infatti che, intanto, è arrivato il piano della Missione 6 del PNRR, il Piano Nazionale di Resilienza. Ben 7 miliardi di euro a disposizione della ricostruzione della sanità territoriale italiana, a partire, ma non solo, dall’assistenza domiciliare, con la figura dell’infermiere di famiglia che quindi, più che mai, si rivela fondamentale per mettere in atto gli obiettivi che il Ministero della Salute si è posto di realizzare.
– Luglio 2020, nel frattempo è scoppiata da alcuni mesi la Pandemia e il Governo pensa bene, con il Decreto Rilancio (legge 19 maggio 2020 n. 34, “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”), di provvedere a introdurre 9600 infermieri di famiglia. Una legge, di fatto ancora, non c’era, ma intanto si pone la necessità, in piena emergenza sanitaria, di snellire i ricoveri e provare a rafforzare la sanità territoriale. Tutto questo fa ben sperare, anche perché l’infermiere di famiglia sarebbe di notevole supporto ad una sanità ordinaria messa a dura prova dal Covid, laddove malati cronici e soggetti fragili non possono essere abbandonati a se stessi al di fuori degli ospedali. Risultato? A distanza di due anni il risultato del piano del Decreto Rilancio si rivela totalmente fallimentare.
– Maggio 2021. La Corte dei Conti certifica il flop: parole al vento, fumo negli occhi! Solo l’11,9 per cento dei 9600 infermieri di famiglia previsti è stato realmente assunto. Ma intanto da qui a qualche mese l’Agenas corrobora le nostre inchieste sull’inevitabile aumento del fabbisogno degli infermieri in Italia. Occorre adesso 1 infermiere ogni 2-2500 abitanti. Quindi non bastano più i 9600 infermieri di famiglia, peraltro mai assunti, perché ora ne servono almeno 24mila. I dati sono schiaccianti.
– Giugno 2021 – L’ultima tappa del nostro report, almeno per ora. Il Disegno di Legge sull’Infermiere di famiglia n. 1346 del 2019, approda, come testo base, in Commissione Igiene e Sanità del Senato, era ora, lasciatecelo dire, dopo due anni dalla presentazione iniziale.
Noi, che da anni, ben prima del Disegno di Legge dei Cinque Stelle, ben prima del Covid, ci siamo esposti sulla necessità di introdurre questa figura professionale, che sul modello inglese poteva e può di fatto contribuire a cambiare il sistema, speriamo davvero di non essere di fronte all’ennesima “telenovelas a puntate”. L’Italia della Sanità ha troppo da perdere, non se lo può permettere!», chiosa De Palma.