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BRINDISI.8 marzo, una panchina per Norma

 Nel giorno dedicato alle donne, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, rivolgiamo al Primo cittadino di Brindisi Riccardo ROSSI la richiesta di posizionare una panchina rossa dedicata a Norma Cossetto, giovane studentessa universitaria istriana, Medaglia d’Oro al Valor Civile per il suo coraggio e amor patrio, stuprata, torturata, uccisa e poi gettata in una foiba.

            «Abbiamo scelto la Giornata internazionale dei diritti della donna per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo», dichiara Cesare MEVOLI, responsabile del Comitato 10 febbraio, da sempre attivo per tenere alto il ricordo delle tragedie che hanno interessato il nostro confine orientale, e il dramma delle genti Istriane e Giuliano Dalmate.

          Una giornata importante ed universalmente condivisa che viene associata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Mevoli ricorda che «ancora una volta, nell’anno 2021, alla presenza dell’Assessore Mauro Masiello, intervenuto in rappresentanza dell’amministrazione comunale alla cerimonia del 10 febbraio in via Martiri delle Foibe, era stato richiesto di farsi portavoce presso l’amministrazione comunale, per poter dedicare al ricordo di questa grave tragedia che ha interessato il nostro popolo, uno spazio più consono alla gravità dell’argomento, –  in luogo della via periferica e semisconosciuta, confinante con il canale patri, – che all’epoca si decise , in maniera vergognosa, di dedicare a questi nostri sfortunati fratelli. 

          Per Mevoli, che da anni si prodiga per far conoscere ai più queste pagine semisconosciute della nostra Storia nazionale, che sino a pochi anni fa non venivano nemmeno citate sui libri di Storia, e attorno alle quali si stà lentamente levando la cortina di nebbia che le ha avvolte per più di mezzo secolo, «è necessario andare oltre la superficialità consumistica in cui è stata relegata tale Giornata, fatta di fiori e cene per sole donne,  per riaccendere una luce sul senso profondo dell’8 marzo, specie in questo momento in cui riemergono tutte le conseguenze drammatiche della guerra, che vedono le donne, con i bimbi e gli anziani, tra le prime vittime, ma anche contribuire a rimettere al loro posto quei fogli di storia strappati, per  raccontare attivamente e formalmente tutte le verità, senza simboli di parte,  per ridare al tema un senso di appartenenza all’intera Comunità nazionale».

          Nei prossimi giorni ci recheremo dal Sindaco, previo appuntamento, per discutere dell’argomento, certi di trovarlo sensibile e disponibile, e per decidere assieme dove sarà collocata “la panchina di Norma”, sulla quale apporremo a nostre spese una targhetta esplicativa il cui contenuto concorderemo con l’amministrazione comunale.


Norma Cossetto,  studentessa universitaria istriana, venne torturata, violentata e gettata in una delle tante foibe che caratterizzano il territorio della Venezia Giulia assieme ad altri 25 sventurati nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943. La sua storia è stata spesso considerata emblematica per descrivere i drammi e le sofferenze dell’Istria e della Venezia Giulia

Norma Cossetto era una splendida ragazza di 24 anni di Santa Domenica di Visinada, laureanda in lettere e filosofia presso l’Università di Padova. In quel periodo girava in bicicletta per i comuni dell’Istria per preparare il materiale per la sua tesi di laurea, che aveva per titolo “L’Istria Rossa” (Terra rossa per la bauxite).

Il 25 settembre 1943 un gruppo di partigiani irruppe in casa Cossetto razziando ogni cosa. Entrarono perfino nelle camere, sparando sopra i letti per spaventare le persone. Il giorno successivo prelevarono Norma. Venne condotta prima nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i capibanda si divertirono a tormentarla, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle loro imprese. Al netto rifiuto, la rinchiusero nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo assieme ad altri parenti, conoscenti ed amici.

Dopo una sosta di un paio di giorni, vennero tutti trasferiti durante la notte e trasportati con un camion nella scuola di Antignana, dove Norma iniziò il suo vero martirio. Fissata ad un tavolo con alcune corde, venne violentata da diciassette aguzzini, quindi gettata nuda nella Foiba poco distante, sulla catasta degli altri cadaveri degli istriani. Una signora di Antignana che abitava di fronte, sentendo dal primo pomeriggio urla e lamenti, verso sera, appena buio, osò avvicinarsi alle imposte socchiuse. Vide la ragazza legata al tavolo e la udì, distintamente, invocare pietà.

Il 13 ottobre 1943 a S. Domenico ritornarono i tedeschi i quali, su richiesta di Licia, sorella di Norma, catturarono alcuni partigiani che raccontarono la sua tragica fine e quella di suo padre. Il 10 dicembre 1943 i Vigili del fuoco di Pola, al comando del maresciallo Harzarich, recuperarono la sua salma: era caduta supina, nuda, con le braccia legate con il filo di ferro, su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati; aveva ambedue i seni pugnalati ed altre parti del corpo sfregiate.

Emanuele Cossetto, che identificò la nipote Norma, riconobbe sul suo corpo varie ferite di armi da taglio; altrettanto riscontrò sui cadaveri degli altri. Norma aveva le mani legate in avanti, mentre le altre vittime erano state legate dietro. Da prigionieri partigiani, presi in seguito da militari italiani istriani, si seppe che Norma, durante la prigionia venne violentata da molti.

La salma di Norma fu composta nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier. Dei suoi diciassette torturatori, sei furono arrestati e obbligati a passare l’ultima notte della loro vita nella cappella mortuaria del locale cimitero per vegliare la salma, composta al centro, di quel corpo che essi avevano seviziato sessantasette giorni prima, nell’attesa angosciosa della morte certa. Soli, con la loro vittima, con il peso enorme dei loro rimorsi, tre impazzirono e all’alba caddero con gli altri, fucilati a colpi di mitra.

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