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Sanità, Nursing Up De Palma: «8 marzo sia più che mai anche la giornata delle infermiere: sono loro, donne, madri e mogli, che ogni giorno contribuiscono a rendere straordinaria la nostra vita.

Si prendono cura dei malati, lottano contro la morte senza paura in ogni parte del Mondo, affrontano in questo momento le atrocità della guerra e guardano in faccia il dolore delle violenze fisiche e psicologiche, spesso nel silenzio, combattendo contro le oscure ombre della disparità di una professione, la nostra, che le vede da sempre colonne portanti al fianco dei pazienti e dei soggetti fragili».

 «La giornata dell’8 marzo sia più che mai, per tutti, a partire dalle istituzioni, doverosa occasione di riflessione profonda e non solo una mera giornata di celebrazioni fine a se stessa.

L’abbraccio forte, di tutto il nostro sindacato, impegnato in prima linea, ogni giorno, per la valorizzazione della nostra categoria, raggiunga indistintamente tutte le infermiere, tutte le donne, madri, mogli, professioniste esemplari, che non solo in Italia ma anche nel mondo non fanno mai mancare le loro competenze e il loro calore.

Pensiamo al drammatico conflitto che in questo momento attanaglia l’Ucraina, pensiamo a tutte le nostre professioniste che rischiano la vita negli atroci teatri di guerra e che si battono per la tutela della salute dei nostri malati, dei soldati feriti, con le loro qualità costruite e plasmate quotidianamente, con lo studio e con l’esperienza profusa sul campo, e con le loro doti umane, capaci sempre di fare la differenza anche nei periodi più bui della nostra storia».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, rivolge il suo caloroso e commosso pensiero, nella giornata della festa della donna, alle infermiere italiane.

«Troppe ancora sono le disparità che nella nostra professione le infermiere sono costrette a subire, nel tortuoso e delicato percorso che le vede, senza esitazioni, essere angeli custodi dei malati, ma anche perno della famiglia, sostegno dei figli e dei mariti, a cui non fanno mai mancare, fuori dal lavoro, spesso dopo turni massacranti, la loro indispensabile presenza.

Il nostro sindacato, impegnato in questo momento più che mai nel contribuire a costruire le basi di un nuovo contratto che apra la strada ad un futuro sereno per la nostra professione, pone alla collettività una serie di riflessioni che non possono passare inosservate.

Non finiscano nel dimenticatoio dati allarmanti come quelli relativi alla disparità nelle retribuzioni.

Secondo i dati elaborati da Almalaurea, in termini retributivi si conferma sempre un divario preoccupante. A parità di condizioni, nelle professioni sanitarie, gli uomini percepiscono in media, a un anno dalla laurea, 76 euro netti in più al mese rispetto alle donne.

A livello complessivo, infatti, la retribuzione mensile netta è pari, in media, a 1.387 euro per gli uomini e 1.283 euro per le donne (+8,1% a favore dei primi). Tale differenziale è però nettamente inferiore rispetto a quanto rilevato sul complesso dei laureati di primo livello: gli uomini percepiscono il 18,0% in più delle donne (1.334 e 1.131 euro, rispettivamente). Anche a livello di genere incide, almeno in parte, la diffusione del lavoro part-time che coinvolge, complessivamente, il 28,6% delle donne rispetto al 23,6% degli uomini dei corsi nelle professioni sanitarie (rispettivamente 32,0% e 18,3% per il complesso dei laureati triennali).

Come sindacato portiamo avanti, da tempo, una serrata campagna contro la violenza negli ospedali e pensiamo che la celebrazione di questa giornata vada estesa anche ai rischi che le donne corrono ogni giorno nel duro percorso dell’affermazione delle loro qualità e nello svolgimento delicato dei molteplici ruoli sociali che rivestono.

Da una parte, per quanto riguarda la violenza sulle donne-infermiere sul posto di lavoro circa 180mila infermiere l’hanno subita negli anni e per oltre 100mila si è trattato di un’aggressione fisica.

Un pensiero forte lo rivolgiamo anche anche a quelle infermiere, e i casi non sono pochi, che subiscono forme di violenza di ogni tipo dai loro compagni o mariti, ma mantengono la forza e la lucidità ogni giorno per essere professioniste della sanità degne di tal nome e contribuire a mantenere alto il livello del servizio sanitario italiano.

E poi, come non ricordare che, durante questa pandemia, da qualche parte, c’è un uomo che perso una compagna di vita e c’è chi ha perso una mamma per sempre. A loro va il mio pensiero oggi, alle infermiere che non ci sono più, ma anche a quelle che ancora combattono e che si fanno carico ogni giorno dell’impegno quotidiano di una famiglia e non solo dei nostri malati.

Il Governo ha il dovere, con gli strumenti giusti, di colmare il gap lavorativo che ancora le donne vivono rispetto agli uomini nella società moderna», conclude De Palma.

 

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