Il consiglio comunale monotematico del 21 marzo u.s. si è concluso con un impegno importante per la città  di Brindisi, grazie al voto unanime dell’Assise, ad eccezione del Consigliere Oggiano (FdI), sull’Ordine del  giorno promosso dal M5S relativamente al futuro del polo energetico di Brindisi sud e sulle implicazioni legate  alla sua chiusura o possibile riconversione.

Il Consiglio ha avviato una approfondita discussione sulle visioni  di ciascun gruppo politico relativamente alle prospettive di sviluppo della città che ad oggi risulta  imprescindibilmente legato all’industria sia in termini di occupazione che di aspetti ambientali e sanitari. La  via per l’uscita dall’era del carbone è già tracciata e l’obiettivo del 2025 per uscire dall’epoca di energia  prodotta da questa fonte fossile si sta ormai perseguendo. Brindisi bene comune, negli anni passati, oltre ad  auspicare questo obiettivo per le ricadute sanitarie che il nostro territorio ha dovuto subire, ha cercato in  vari modi di allertare istituzioni e portatori di interessi, mettendoli davanti all’evidenza che ormai la strada  nel futuro della produzione energetica aveva un chiaro indirizzo. Più volte le nostre azioni dimostrative, le  nostre grida di allarme sono caduti nel vuoto o peggio nello scherno di chi invece avrebbe dovuto porre in  essere azioni concrete per accompagnare il territorio politicamente e socialmente in questa importante fase  che, non si voleva ammettere, prima o poi si sarebbe verificata. Ed infatti così è stato. Purtroppo, i drammatici  accadimenti della guerra tra Russia e Ucraina hanno permesso di paventare la possibilità di rimandare questo  obiettivo e, addirittura, di richiamare in causa, laddove necessario, le centrali a carbone come quella di  Brindisi. Questo a dimostrazione della miopia dei governi che si sono succeduti nei decenni passati, e della  scarsa attenzione e mala gestione del tema energetico che ci hanno resi succubi di una dipendenza che ad  oggi risulta essere oltre che economicamente, anche eticamente inaccettabile. I Paesi dipendenti da gas e  petrolio russo hanno ormai preso coscienza nel recidere questo legame e dunque, contestualmente, ci sarà  un’accelerazione degli investimenti nelle energie pulite. Il futuro troverà, come dicono gli analisti, nelle  rinnovabili la sola risposta possibile alla richiesta, mai come oggi impellente, di un cambio di passo nella  produzione di energia. La necessità geopolitica di diversificazione energetica potrebbe rappresentare un  volano formidabile per le rinnovabili e se davvero vogliamo affrancarci dalla dipendenza estera per gli  approvvigionamenti energetici dobbiamo concentrare gli investimenti sull’unica fonte che abbiamo in  abbondanza, che non inquina. Il territorio chiede riconversione, bonifiche, investimenti strutturali sulla  componentistica, tutte azioni che possiamo mettere in campo oggi e non fra trent’anni. 

BRINDISI BENE COMUNE