“Il caro gasolio che sta colpendo la piccola pesca va affrontato con misure straordinarie e immediate. Ne va del futuro di un comparto fondamentale per le nostre comunità costiere e per la salvaguardia dei nostri territori. Le cause sono strutturali e richiedono un duplice livello di intervento.

Il primo spetta al governo italiano, che deve agire con sostegni adeguati tesi a mitigare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia sulla pesca artigianale, che deve avere la priorità in quanto più vulnerabile. Il secondo coinvolge anche l’Europa e deve guardare al medio e lungo termine”. Lo dice l’eurodeputata dei Greens, Rosa D’Amato. “Al Parlamento Ue – continua – ho ribadito pù volte che anche per la pesca servono aiuti diretti al reddito per le categorie più vulnerabili da accompagnare con investimenti strutturali per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. Non possiamo vivere in eterno con la spada di Damocle delle fonti fossili e di un approvvigionamento energetico dipendente con forza da Paesi terzi. Bisogna recidere questo filo, promuovendo soluzioni alternative basate su fonti che non solo sono rinnovabili e pulite, ma che ridurrebbero i costi per i piccoli pescatori e la dipendenza dai signori del gas. Per farlo servono risorse che accompagnino la transizione. Dove trovarle? Tassando i profitti che i grandi colossi dei combustibili fossili hanno accumulato dall’inizio della crisi energetica: secondo Global Witness, 8 aziende fossili, tra cui l’Eni, hanno messo in cassa oltre 119 miliardi di dollari grazie a questa crisi, tanto per fare un esempio. Infine – prosegue – bisogna promuovere la diversificazione del reddito dei piccoli pescatori: se ne parla da sempre, ma quando si tratta di investire in tal senso ci si gira dall’altra parte. Eppure, una tale misura renderebbe il comparto più resiliente dinanzi a shock internazionali come quelli che stiamo vivendo”, conclude D’Amato.