Brindisi e Taranto hanno vissuto storie parallele e complementari della pesante industrializzazione del sud, di un diffuso inquinamento dell’ambiente e delle coscienze e di una economia drogata che ha compresso la libera impresa e che ha favorito appalti e soprattutto subappalti.

Oggi è paradossale il fatto che, mentre ENEL ribadisce la scelta di realizzare a Brindisi un polo energetico delle rinnovabili, si registrino prese di posizione di chi reclama il ritorno al passato decidendo di potenziare per sei mesi l’esercizio a carbone delle centrali in attività, perfino a livello ministeriale “dimenticando” che vi sono gruppi già dismessi e bonificati, ma è ancora più paradossale il fatto che, mentre a Taranto si manifesta con forza il no alla scelta di una nave ormeggiata davanti al porto che rigassifichi GNL, a Brindisi si crei un comitato a sostegno di tale scelta, con presenze al suo interno anche di soggetti del tutto estranei alla materia e che nessun vantaggio trarrebbero da questo ritorno al passato e  dalla compromissione di investimenti realmente produttivi e di alto valore aggiunto. Quando parliamo di un ritorno al passato ci riferiamo a scelte che poi hanno condizionato un territorio e la città di Brindisi ipotecando il futuro per decenni. E’ questo ritorno al passato che vogliono i cittadini di Brindisi? Sono pienamente consci di ciò i cittadini e i firmatari del comitato che appoggia tali scelte?

Nel documento dell’auto definito comitato spontaneo, si legge testualmente incredibilmente che “la sola presenza della nave creerebbe un enorme traffico portuale grazie alle gasiere che continuamente la rifornirebbero”

Si magnificano i vantaggi per il porto e l’intera città del continuo arrivo di navi gasiere per perpetrare i vantaggi a chi sino ad ora li ha tratti dalle carboniere, e non alla città ed al traffico turistico e commerciale.

Non è affatto vero che la guerra abbia provocato la lievitazione del prezzo del gas che ha raggiunto il suo culmine a dicembre per poi scendere e non è affatto vero che si raggiunga l’indipendenza energetica diversificando i fornitori di gas dalla Russia verso paesi altri paesi altrettanto inaffidabili o verso il GNL statunitense dall’altissimo costo, per di più con soluzioni valide non prima di un anno.

Si semplificano decisamente le operazioni sia di ormeggio che disormeggio delle navi che trasportano GNL e la localizzazione e l’ancoraggio della nave stessa, che comunque richiederebbero uno studio geognostico e di contesto, oltre che analisi di rischio e di impatto ambientale accurati e la realizzazione di una Pipe Line, di una condotta di collegamento con la rete gas stabilizzata a garantirne la sicurezza rispetto agli effetti di possibili incidenti rilevanti.

E sempre per dire le cose come stanno verrebbero prodotti in tutto una trentina di posti di lavoro, ostacolando sensibilmente altri traffici (si pensi alle condizioni di sicurezza rispetto alla navigazione ed ai tempi di manovra delle operazioni delle navi gasiere in ormeggio), ma chiaramente verrebbe compromessa l’immagine e la capacità di attrazione del porto sul piano internazionale

Abbiamo più volte ribadito che il futuro delle fonti rinnovabili è oggi e che è grave che l’Italia, che dovrebbe garantire in base ad impegni assunti 8 GW di nuovi impianti all’anno, ne realizzi appena 0,8. I tempi di realizzazione di questi impianti sono, anche in base alle nuove disposizioni in materia approvate, comparabili a quelli degli invasivi impianti di rigassificazione prospettati e creerebbero, come il possibile sviluppo di poli energetici delle rinnovabili e le Hydrogen Valley dimostrano, indotti di grande prospettiva e crescenti livelli occupazionali.

Questo futuro è oggi, ma evidentemente non lo è per chi ritiene di poter ricavare alti profitti con il gas e il carbone a scapito della comunità.

 

Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Fondazione Di Giulio, Italia Nostra, Legambiente, No al Carbone, No Tap, Salute Pubblica, WWF