IL PREMIO E’ STATO CONSEGNATO A MILANO NELL’AMBITO DELLA 32° ED. DEL  FESTIVAL SEGNALI

Mercoledì 4 Maggio 2022, a Milano, nella cornice della XXXII Edizione del Festival SEGNALI, sono stati consegnati, dal direttore della rivista Eolo Mario Bianchi, i Premi Eolo Awards 2022 dedicati all’eccellenza del Teatro italiano per l’infanzia e la gioventù. 

ESTERINA Centovestiti, produzione della Compagnia Burambò, ha ricevuto il premio più importante come miglior spettacolo di teatro per l’infanzia con la seguente motivazione: “Per essere riusciti ad entrare nelle viscere dell’infanzia attraverso gli occhi curiosi della protagonista, Lucia Ghibelli, così capaci di cogliere in una scuola elementare tutte le diversità del mondo, quelle giuste e buone, quelle ingiuste e insensate, in cui regna indiscussa la figura indimenticabile Esterina Gagliardo, con i suoi cento vestiti immaginari, forse, ma mai così vivi nella nostra memoria. Uno spettacolo importante per ribadire a noi, ma soprattutto ai ragazzi, che ciò che appare a volte non è come davvero è, e che bisogna gustare tutto ciò che la vita ci regala, senza pregiudizi. Servendosi solo di tre sedie e una cornice, Daria Paoletta, aiutata da Enrico Messina per luci, scena e regia, ci regala un’ora pervasa da profumo d’infanzia, dove sempre le parole, collegandosi ai gesti, diventano immagini nitidissime, intrise di forte, poetica sostanza”.

Lo spettacolo racconta di Lucia una bambina di V elementare alle prese con l’arrivo in classe di Esterina, una nuova compagna cui per condizione economica ed estrazione sociale, sembra negata la possibilità di scegliere la propria vita e che, come sempre accade nelle dinamiche infantili ed adolescenziali, viene per questo emarginata e schernita. Esterina ha il corpo grande, le mani rovinate, parla in modo strano, ha il colletto del grembiule sempre stropicciato e indossa sempre gli stessi pantaloni… eppure dice di avere 100 vestiti nell’armadio. Il cuore in tumulto, Lucia affronta le prime preziose domande su come ci si debba porre davanti alla prepotenza di chi non è capace di manifestare accoglienza e comprensione. Una storia che tutti conosciamo in qualche modo, perché tutti abbiamo attraversato quell’età fragile in cui ci si affaccia al mondo e le emozioni si accavallano repentine, e sempre nuovi, improvvisi e incomprensibili perché si affacciano al cuore e alla mente.

Nello spettacolo, realizzato e messo in scena in pieno lock-down nel Teatro Comunale di Ceglie Messapica e presentato in prima nazionale al Festival Teatro fra le Generazioni a Castelfiorentino nel Giugno 2021, i linguaggi del teatro, corpo, movimento e parola, si fondono completamente, e la storia vive delle immagini e delle emozioni che attraversano l’interprete, in un reciproco movimento emotivo tra attrice e spettatori che altro non è se non un un meraviglioso jouèr ensemble. Per quello si ride e si piange nello spettacolo, perché attrice e spettatori giocano insieme. Tutti indistintamente, grandi e piccoli. A partire dal lavoro teatrale, grazie alla collaborazione tra Armamaxa – Residenza teatrale di Ceglie Messapica e la casa editrice Progetti per Comunicare è nato TARAXEgioco racconto emozione, un gioco da tavolo che, affronta il racconto delle emozioni, ma spostando il fuoco dai giocatori agli oggetti che si incontrano nei luoghi del quotidiano, e che, animandosi sulla suggestione di un suono, di una musica o di un’immagine, diventano protagonisti di brevi narrazioni attraverso cui i giocatori devono riuscire a far indovinare agli altri quale emozione l’oggetto sta provando. In greco antico vuol dire scompiglio, tumulto… e invita grandi e piccoli a farsi narratori e ad affidarsi al casuale tirar di dadi per spostarsi da un lato all’altro di un campo da gioco che in fondo altro non è che la vita stessa, in cui un oggetto, un luogo, un suono e un’emozione combinati insieme creano, sempre, una storia: la nostra.

In greco antico vuol dire scompiglio, tumulto… e invita grandi e piccoli a farsi narratori e ad affidarsi al casuale tirar di dadi per spostarsi da un lato all’altro di un campo da gioco che in fondo altro non è che la vita stessa, in cui un oggetto, un luogo, un suono e un’emozione combinati insieme creano, sempre, una storia: la nostra.