Il Sindacato Cobas aderisce allo sciopero generale di 24 ore indetto dai sindacati di base venerdì 20 maggio prossimo. 

Venerdì 20 maggio in tutta Italia ci saranno iniziative e manifestazioni diffuse a carattere locale. 

Anche a Brindisi il Cobas sarà presente con due iniziative e dà appuntamento a tutte e tutti allo sciopero generale 20 maggio, dalle ore 9:00 alle ore 11:00 in Viale Commenda, nei pressi della biblioteca provinciale, e dalle ore 17:00 alle ore 20:00 in Piazza Vittoria 

Uno sciopero generale per la pace, per fermare la guerra e fermare il riarmo. 

Per dire NO alla decisione dei governi europei e in particolare quello italiano di intervenire nel conflitto tra Russia e Ucraina inviando armi all’Ucraina, per dire NO all’utilizzo logistico e operativo delle basi militari sul nostro territorio.  

Per dire NO all’economia di guerra, imposta dal Governo Draghi attraverso il carovita, privatizzazioni e licenziamenti, che non tassa ancora gli extra profitti delle società energetiche che stanno speculando sul conflitto russo-ucraino, che non riduce le spese militari, anzi le aumenta. 

Per una Europa di pace e di accoglienza per tutti i popoli e per il pieno sostegno ai profughi che scappano da tutte le guerre e dalle oppressioni. 

Per dire SI all’aumento delle pese per il sociale, per dire SI all’aumento dei salari e delle pensioni, per dire Si ad un reddito adeguato e garantito a tutti e per il diritto alla casa. 

Anche a Brindisi in questi giorni si sta assistendo ad un dibattito politico surreale e per certi versi patetico che sta cavalcando l’onda emotiva della c.d. “economia di guerra”, soprattutto per quanto riguarda gli approvvigionamenti energetici in funzione anti russa.  

In tanti, per la verità sempre i soliti noti, hanno l’idea di candidare Brindisi per la realizzazione di infrastrutture energetiche come rigassificatori, gasdotti e depositi di GNL con la scusa di dare il contributo all’Italia per gli approvvigionamenti energetici alternativi alle forniture russe. 

Più carbone, più gas da altri fornitori per aiutare, a loro dire, la nazione per assecondare le sanzioni imposte alla Russia che finora ha esportato verso il fabbisogno dell’Italia circa il 40% di gas e carbone del totale degli approvvigionamenti. 

E già, a Brindisi si discute direttamente e indirettamente di “economia di guerra” non perché c’è una ragione vera, valida e incontrovertibile ma per cercare di approfittare della situazione del conflitto russo-ucraino per accontentare i nostalgici delle vecchie logiche di modelli di sviluppo dei tempi della rivoluzione industriale.  

Forse a questi sfugge il fatto che l’Unione Europea vuole invece approfittare di questa situazione per accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili perché, rispetto alla sua già nota direzione verso le fonti rinnovabili per abbandonare definitivamente il fossile entro il 2050, preferisce a giusta ragione investire già da adesso le risorse nello sviluppo e incremento delle energie rinnovabili piuttosto che investirle in nuove infrastrutture energetiche fossili che in ogni caso devono andare a scomparire entro il 2050. 

Da quando Enel ha annunciato che la centrale di Cerano andrà a chiusura definitiva entro il 2025 nessuno si è posto il problema di dare continuità occupazionale ai lavoratori attraverso idee e progetti innovativi che mettano al centro lo sviluppo delle fonti rinnovabili con tutte le loro implicazioni positive ambientali e occupazionali. 

Come per dire che per questi signori la guerra tra Russia e Ucraina è caduta come la manna dal cielo e per dare ragione ai loro interessi vorrebbero, in cuor loro, che la guerra non finisse mai. 

Strumentalizzano tutto quello che si può strumentalizzare, tornano a prendere in ostaggio il territorio con il solito e collaudato ricatto occupazionale per distogliere l’attenzione dal nuovo approccio verso un nuovo modello di sviluppo energetico che con tanta fatica a Brindisi sta mettendo le prime basi solide e importanti nella direzione delle fonti rinnovabili. 

Si alla pace, contro la guerra e contro l’economia di guerra.