I referendum nascono tutti dall’idea di non rassegnarsi di fronte alla crisi della magistratura e della giustizia. Votare sì significa spingere per una riforma liberale, dire stop allo scambio di favori tra le correnti della magistratura, pretendere che i giudici siano imparziali.
La custodia cautelare, prima di una condanna definitiva, deve essere un rimedio assolutamente eccezionale. Invece nel nostro Paese, non è così, e la carcerazione preventiva da eccezione è diventata la regola
Le stesse norme della legge Severino che incidono sul diritto di elettorato passivo già solo in presenza di una sentenza di condanna non definitiva ci appaiono insanabilmente in contrasto con il principio costituzionale di non colpevolezza
Allo stesso modo assicurare la netta separazione delle funzioni di giudici e magistrati significa compiere un primo passo verso un’effettiva terzietà del giudice rispetto alle parti, e assicurare così una giustizia più giusta
Infine non è da sottovalutare la possibilità che sulle valutazioni di professionalità per le carriere dei magistrati che possano esprimere un voto sia gli avvocati che i professori universitari che siedono nei consigli giudiziari. Finora le valutazioni di professionalità per le carriere dei magistrati sono state prerogativa solo dei loro capi ufficio. Ne è risultato che sono positive nel 99,9 per cento dei casi. Se invece su di esse su di esse potessero esprimere un voto sia gli avvocati che i professori universitari che siedono nei consigli giudiziari si potrebbe finalmente far emergere la meritocrazia e premiare i magistrati migliori.
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