La grande disponibilità del Ministro per il Sud Mara Carfagna e l’ostinazione del parlamentare brindisino Mauro D’Attis hanno reso possibile la firma del Contratto Istituzionale di Sviluppo “Brindisi-Lecce e costa adriatica” che mette a disposizione di queste due province poco più di 180 milioni di euro. 

Come è noto, i Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) sono “strumenti utilizzati per la valorizzazione dei territori, attraverso investimenti che si sviluppano in singoli interventi tra loro funzionalmente connessi, che richiedono un approccio integrato ed opere infrastrutturali di rilievo nazionale, interregionale e regionale, funzionali alla coesione territoriale e a uno sviluppo equilibrato del Paese. Essi si basano su accordi tra le amministrazioni centrali, quelle regionali e locali e i soggetti attuatori. Attraverso tali accordi, è possibile accelerare la realizzazione di opere ritenute strategiche”.

In realtà, quantomeno in riferimento agli interventi previsti in provincia di Brindisi, non si registra alcuna forma di “coesione territoriale”, di coinvolgimento della comunità brindisina, men che meno delle associazioni di categoria che sono state tenute ben lontano dalla “stanza dei bottoni” in cui si è deciso cosa candidare. Certo, in questi casi si può affermare che “meglio questo che niente”, ma noi siamo contrari a tale assunto e riteniamo che sia giunto il momento di uscire dalla logica dell’utilizzo “a prescindere” di risorse pubbliche, anche quando non è evidente il “ritorno” in termini economici, occupazionali e di sviluppo del territorio. 

Si è deciso, ad esempio, di candidare a finanziamento la salvaguardia della costa attraverso interventi in mare per limitare gli effetti dell’erosione della falesia. Ci troveremmo di fronte ad una scelta importante e condivisa se solo si intravedesse, a margine di tale investimento, anche l’obiettivo di un utilizzo del litorale pure a fini turistici e ricettivi. Ed invece non ci pare che ci sia un reale interesse da parte della classe imprenditoriale a cui certamente non sfugge il limite invalicabile dell’assenza di strumenti urbanistici e pertanto, nell’incertezza, preferisce investire in altri territori.

Non è ben chiaro, poi, il criterio adottato per stabilire delle priorità negli interventi da candidare a finanziamento. Si è preferito, ad esempio, puntare sull’avvio della valorizzazione dell’isola di Sant’Andrea a scopi turistico-ricettivi (forse non si è valutato opportunamente che la stessa è a un tiro di schioppo dal realizzando deposito di GNL di Edison e dalle torce del Petrolchimico) invece che puntare sulla realizzazione di ampie aree di parcheggio sull’intero litorale nord (dove insistono gli stabilimenti balneari e le spiagge comunali), perennemente invaso dal parcheggio selvaggio.

Viene da pensare, insomma, che non ci sia una logica ad animare la richiesta di interventi finanziari statali e comunitari. Del resto, lo si intuisce chiaramente anche dalle parole pronunciate dal Presidente della Regione Puglia Emiliano durante la firma del CIS: “Sono somme importanti, che unite a quelle del Pnrr e a quelle dei fondi nazionali ordinari FSC, potranno dare alla Puglia e a Brindisi in particolare, un notevole vantaggio.  Brindisi, però, è una città che ha bisogno di interventi sotto l’aspetto urbanistico, industriale, sanitario”. Un chiaro invito, che condividiamo pienamente, a superare l’attuale fase di stallo in cui versa la città.

A tutto questo, poi, si aggiunge il dramma del mancato adeguamento del prezziario regionale che rende difficile, se non addirittura impossibile, fare una stima dei costi reali  necessari per la effettiva realizzazione delle opere. 

E’ opportuno chiedere, infatti, sulla base di quali indicazioni di costi di materiali sono state formulate le schede progettuali? La speranza è che non ci sia basati sul prezziario regionale in vigore, che è inadeguato, se non addirittura fuorviante. Un motivo in più per formulare un appello al Presidente Emiliano affinché intervenga personalmente per cancellare questa imperdonabile anomalia.

Ecco perché sarebbe stato utile coinvolgere – in sede di predisposizione delle schede progettuali – il mondo delle imprese, con il chiaro obiettivo di introdurre elementi di concretezza. 

Ancora oggi, in ogni caso, nonostante la “politica locale” abbia deciso ancora una volta di fare tutto da sola, noi di ANCE confermiamo la piena disponibilità a collaborare per non perdere questa ennesima opportunità di sviluppo per il nostro territorio. 

 

Angelo Contessa – ANCE Brindisi