Non consentono più errori tattici, né omissioni e ancor meno apatie politico-istituzionali le dinamiche che, in questo momento storico, caratterizzano in maniera irruente il panorama socio-economico nazionale ed europeo, sui versanti ambientale, produttivo, occupazionale.
Brindisi, insomma, è obbligata a tifare per il lavoro, per la sostenibilità ambientale, a confrontarsi tra tutte le sue componenti istituzionali, sociali, produttive, professionali, associative, culturali ma deve anche recuperare capacità contrattuale dopo aver fatto sintesi su una visione comune di presente e di futuro del suo sviluppo, per cogliere dalle tante emergenze in corso le innumerevoli opportunità nuove che pure esistono; e farlo in misura almeno pari a quanto altre aree del nostro Paese si stanno mostrando in grado di realizzare.
L’emergenza sanitaria, non intesa solo come quadro pandemico – con cui, probabilmente, continueremo a convivere – ma soprattutto come ripristino di un sistema sanitario e socio-sanitario da concepire nel segno dell’appropriatezza e della degna fruizione di un diritto costituzionale, contiene in sé tutte le caratteristiche perché si possa agire con il dialogo sociale contro la presunta ineluttabilità di emergenze e di effetti collaterali in ogni caso inaccettabili e, al contempo, per rendere esigibili le opportunità assegnate al territorio dal PNRR.
Caratteristiche di opportunità, da cogliere e da non sottovalutare, sono altresì quelle costituite dalla guerra in Ucraina, a fronte dei riequilibri geopolitici e finanziari che si determineranno nel quadro economico internazionale e che richiedono scelte straordinarie europee ma anche, se non soprattutto, nazionali e, quindi, territoriali.
Scelte straordinarie e soprattutto tempestive, scevre da posizioni ideologiche e precostituite.
Ad esempio, i temi dell’energia, le catene del valore, la catena di fornitura (supply chain), una inflazione in salita, sono fattori nuovi di un paradigma dello sviluppo a servizio del territorio e del Paese, che ha come orizzonte non interessi di piccolo cabotaggio ma investimenti, infrastrutture, crescita, sviluppo sostenibile, lavoro e non per ultimo speranza di futuro per giovani e donne che più di altri soffrono per la mancata coesione sociale e l’assenza di servizi capaci di fermare la loro emigrazione verso altre parti del Paese se non proprio oltre i confini nazionali.
Fa specie che, anziché infiammare sentimenti di solidarietà nel Paese, c’è chi ripropone l’autonomia differenziata, come se la riforma del Titolo V, vista con il senno di poi, non abbia già determinato dualismi e penalizzazioni ad esempio sul calcolo della spesa storica, tra regioni ricche e regioni povere, oltreché nella determinazione della materia concorrente, la sanità su tutte.
Ed allora, stante il coacervo di criticità presenti ci manca pure che il Mezzogiorno debba aggiuntivamente essere penalizzato più di quanto non lo sia già a fronte di cambiamenti epocali, che richiedono pensiero e azione per ridisegnare l’offerta scolastica e universitaria, promuovere investimenti utili alla transizione energetica e, quindi, approfittare della straordinaria necessità di impianti di rigassificazione che, altri territori, hanno fatto squadra per ospitarli.
Consapevoli che la partita delle rinnovabili, dei biocombustibili, dell’idrogeno, degli accumuli, delle relative filiere, necessita di tempi supplementari che non si concluderanno prima dei prossimi dieci anni, Brindisi deve dare un segnale chiaro e forte di disponibilità e di ragionato pragmatismo, quale territorio in prima linea in tema di transizione energetica.
Vanno date risposte alle comunità amministrate ed in particolare alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti o in attesa di occupazione, come si è evinto dai vari, recenti interventi del sindacato confederale territoriale del Settore Elettrico e di quello dell’Energia.
Non c’è più tempo di attardarsi per soddisfare, esclusivamente, la pancia di chi sponsorizza questa o quella posizione di partito o di movimenti ad essi collegati.
Gianfranco Solazzo