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GENTILE (CNA). OCCORRE METTERE IN RETE LE OPPORTUNITA’ DI SVILUPPO PER IL TERRITORIO. MA BISOGNA FAR PRESTO!

Il nostro paese, al pari di gran parte del mondo, sta vivendo una fase di crisi profonda, contraddistinta dalla incapacità di far fronte a situazioni imprevedibili determinate prima dalla pandemia e successivamente dalla guerra in Ucraina.

 
Abbiamo scoperto da un giorno all’altro la nostra fragilità che non ci consente di essere autosufficienti e quindi di isolarci da aree del pianeta in cui si svolgono conflitti bellici.
 
In questa provincia, poi, la situazione è ancora più complessa, per effetto di una crisi latente che non è mai stata affrontata con il piglio giusto e soprattutto con l’intervento del Governo nazionale.
 
Noi della CNA sosteniamo da anni che quella di Brindisi ha tutti i requisiti per essere considerata “area di crisi” del paese, con la conseguente possibilità di destinare risorse straordinarie e soprattutto di mettere in campo corsie preferenziali finalizzate anche a superare ostacoli di carattere burocratico.
 
Purtroppo non siamo stati ascoltati e le condizioni in cui versa il nostro territorio oggi non ci consentono di gioire pienamente a fronte ad annunci riguardanti finanziamenti stanziati per Brindisi.
 
L’unica reale possibilità di superare questo ennesimo delicato momento di crisi economica ed occupazionale (aggravata anche dagli effetti del processo di decarbonizzazione)  è quella di cominciare realmente a fare “sistema”, finalizzando ogni risorsa disponibile (anche nei tempi dilazionati facilmente immaginabili) alla realizzazione di una effettiva fase di ripresa che non può che passare attraverso la piena cooperazione di soggetti pubblici e privati.
 
L’ultimo annuncio in ordine di tempo è stato quello di Versalis che nella presentazione del piano industriale ha parlato di 200 milioni di euro di investimenti per Brindisi.
 
A questi andranno certamente aggiunti quelli che l’Enel vorrà e dovrà realizzare (con la speranza di non doverlo apprendere dalla stampa, così come accade ormai da qualche tempo) per riconvertire il sito di Cerano, a partire dalla realizzazione di una grande base logistico-portuale, dalla valorizzazione della zona franca doganale, dal riutilizzo delle opere di presa di acqua di mare per la realizzazione di un dissalatore per usi civili, agricoli e industriali e dalle operazioni di smontaggio e bonifica  degli impianti ritenuti non più strategici ai fini delle attività aziendali nell’area di Brindisi.
 
 
A tutto questo, poi, va aggiunta la piena disponibilità del territorio (a seguito di un esplicito invito formulato proprio da noi della CNA) ad ospitare nello specchio di mare antistante l’agglomerato industriale di Brindisi, un grande parco eolico offshore, con la possibilità di realizzare proprio a Brindisi una filiera produttiva di settore (magari utilizzando anche aree dismesse all’interno del Petrolchimico).
 
Ci sono, poi, le risorse pubbliche rivenienti dal Contratto Istituzionale di Sviluppo che nel solo capoluogo ammontano a più di 50 milioni di euro. Ed ancora, i tanti interventi che potrebbero concretizzarsi attraverso le risorse del PNRR, a partire da quelli finalizzati ad un miglioramento della sanità pubblica e della rete infrastrutturale.
 
Il tutto, senza contare le opportunità che potrà offrire la ZES adriatica, se ben utilizzata.
 
E’ evidente che il nostro territorio rischia di non farcela a programmare e impiegare correttamente tali risorse, soprattutto se queste opportunità devono sortire un effetto moltiplicatore in termini economici ed occupazionali.
 
Occorre, pertanto, superare steccati e vecchi schemi per dar vita ad un momento di coesione territoriale, andando anche oltre la normale dialettica politica, nell’esclusivo interesse del territorio e dei suoi cittadini.
 
Brindisi, insomma, deve trovare la forza di presentarsi compatta ai nastri di partenza di questa volata verso il traguardo dello sviluppo. Noi della CNA svolgeremo sino in fondo il nostro ruolo, con l’auspicio di essere ascoltati, al pari di chiunque altro fa impresa o difende gli interessi delle aziende e dei lavoratori, potendo offrire un contributo determinante in una fase storica come quella che ci apprestiamo a vivere.
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