Bene la firma del Contratto istituzionale di sviluppo, ma speriamo vivamente che la kermesse e l’enfasi che hanno accompagnato la sottoscrizione degli atti non si esaurisca qui, perché i problemi di Brindisi non si risolvono con “un pannicello caldo”.
Gli interventi previsti dalla prima trance del Cis – quelli esclusi al momento valgono il doppio di quelli finanziati – serviranno a riqualificare le nostre coste e rendere il territorio attrattivo con una non ben quantificabile ricaduta in termini occupazionali, ma c’è amarezza perché dalle occasioni importanti Brindisi continua ad essere tagliata fuori.
E’ il caso dei 45 milioni necessari per trasformare la Cittadella della Ricerca in un polo dell’innovazione nel campo dell’economia circolare. Brindisi al momento resta a bocca asciutta nonostante tra i 27 progetti scelti nell’ambito del bando “Ecosistemi dell’Innovazione al Sud” ci siano altri centri pugliesi. Chiediamo il massimo impegno su questo progetto affinché possa essere finanziato almeno con i Fondi di Sviluppo e Coesione. 0.2
Ma quello della Cittadella è solo l’ultimo dei casi in ordine di tempo. Brindisi è stata tagliata fuori dai fondi del Just transition fund nonostante ospiti da decenni una centrale termoelettrica tra le più importanti d’Europa. E quali risorse saranno destinate per la riconversione di Cerano in un polo delle rinnovabili? E sempre in tema di decarbonizzazione cosa tocca a Brindisi per il progetto della Hydrogen Valley, nonostante siamo stati antesignani nella proposta dello sviluppo di questa tecnologia nel capoluogo messapico?
E per il porto cosa è previsto? Quando arriveranno i 40 milioni richiesti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la realizzazione della piastra logistica che porterebbe tanti buoni posti di lavoro? Quando potremo parlare di un porto «core» inserito nella «Rete Ten-T» che viva in simbiosi con l’aeroporto. E perché restiamo sempre esclusi in tema di trasporti e mobilità sostenibile per quanto attiene alle risorse per alta velocità e alta capacità?
E per la Sanità ormai allo sbando – da cui medici e operatori sono in fuga; con liste d’attesa infinite e con il più basso numero di posti letto per abitante (anche al di sotto della media stabilita) – quali saranno le risorse a disposizione? Per altri corsi di laurea per elevare l’offerta sanitaria e la ricerca negli ospedali? Per il sistema di welfare e protezione sociale che guardi in particolare anche al mondo dei disabili e alle loro famiglie?
E per l’agricoltura? La crisi generata dalla Xylella e lo sviluppo sviluppando di soluzioni innovative? E l’Università, la ricerca, la scuola e l’economia della conoscenza in generale?
Il presidente Michele Emiliano, a Brindisi per la firma del Cis, ha di fatto certificato quello che come Cgil diciamo da anni: “la città ha bisogno di interventi sotto l’aspetto urbanistico, industriale e sanitario”. La Camera del lavoro chiede quindi il massimo impegno e i fondi utili per uscire da questa crisi drammatica che attraversa il territorio e presto con risposte concrete e investimenti massicci, i “pannicelli caldi” non bastano.
Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi