Al netto delle speculazioni politiche da parte di una opposizione miope e male informata, quest’anno l’Amministrazione comunale ha voluto abbassare le tariffe Tari alle famiglie e compensare il costo del tributo con un aumento di circa 40 euro alle partite Iva, molte delle quali possono godere della riduzione del 30% prevista dal regolamento comunale. Una scelta che ristora le utenze domestiche già penalizzate nel corso del 2021 e che rende più equa una imposizione tributaria che per Legge deve coprire l’intero costo del servizio pari a più di un milione e 400 mila euro. 

Una scelta di buon senso visto che le famiglie ercolane devono sopportare il costo di circa il 90% del gettito complessivo. Una verità indiscutibile, scritta nero su bianco, in bolletta i cui numeri da soli sono sufficienti a chiarire quanto è stato fatto nel tentativo di gravare il meno possibile sui contribuenti. Contestualmente a questa ripartizione l’Amministrazione comunale ha attivato un importante accertamento tributario per far emergere l’evasione che pesa sul sacrificio di tutti. Chi negli anni passati non ha mai pagato la Tari adesso sarà costretto a farlo, contribuendo così al costo di smaltimento complessivo. Tutti produciamo rifiuti e non è comprensibile come una fetta di popolazione possa ancora oggi pensare di farla franca rispetto al pagamento del tributo, a discapito di chi onestamente lo ha sempre onorato. 

Il tentativo della nuova riclassificazione dei costi delinea quindi un’articolazione della componente fissa e variabile a favore della parte variabile, al fine di valorizzare le forme di premialità collegate alla raccolta differenziata e alla minore produzione di rifiuti. Pertanto nell’anno 2021, oltre alle risorse stanziate dallo Stato per la pandemia, il Comune decise ulteriormente di alleviare il tributo sulle partite iva e sui codici Ateco, che avevano subito le chiusure, scaricando sull’utenza domestica il maggior carico tributario. Con il superamento dello stato di emergenza ed il ritorno alla normalità, questa Amministrazione ha deciso di incrementare lievemente il carico sulle partite iva e comunque, in quasi tutti i casi, in una percentuale minore a quella riduzione ricevuta lo scorso anno. 

Facciamo presente che oggi il calcolo della Tari non è più di competenza esclusiva del Comune. Nella decisione intervengono l’Ager Puglia e l’Arera. Il Comune non può far altro che elaborare un Piano Economico e Finanziario (PEF) di tipo “grezzo” e prendere atto del PEF validato da Ager Puglia. In passato ogni Comune aveva la discrezionalità nel considerare i costi da inserire poiché non esisteva un elenco tassativo di spese da rispettare. Adesso questa discrezionalità non c’è più poiché Ager Puglia richiede di certificare tutte le spese stabilite in maniera uguale per tutti i comuni. 

Tale discrezionalità è stata (erroneamente?) utilizzata dalle precedenti amministrazioni poiché per il periodo 2005/2016 è stato omesso di versare alla Provincia il contributo del 5% dell’intero ruolo Tari che ammonta ad oltre 750mila euro. Contributo a cui oggi occorrerà mettere mani con il rischio di scaricare nuovamente sulla fiscalità generale. 

La domanda più giusta da porre sarebbe: si poteva ridurre ulteriormente la Tari per il 2022? La risposta è positiva da un punto teorico, ma negativa nella pratica. Il comune di Erchie ha dovuto onorare debiti pregressi verso il gestore per circa 400mila euro, parte dei quali (150mila) sono stati coperti dagli utenti Tari. L’Amministrazione comunale in carica ha trovato in Comune fatture del gestore ferme da anni che mai nessuno aveva provveduto a liquidare. Debiti che rischiavano di trasformarsi in contenziosi perdenti. Ecco la verità che qualche consigliere di opposizione evita di raccontare.