“Purtroppo il proposito di approvare in tempi brevi il nuovo Piano casa, superando le difficoltà connesse alle continue proroghe e le altre criticità applicative rilevate negli anni, viene sacrificato di fronte alle posizioni di una parte della maggioranza che sembra ostacolare il percorso di approvazione del provvedimento.

A questo punto mi chiedo a cosa siano servite le numerose riunioni di maggioranza in cui abbiamo cercato una mediazione tra le diverse posizioni, pur di arrivare a un norma tanto attesa dai cittadini, se poi in Commissione alcuni dei subemendamenti proposti da Amati agli emendamenti che recepiscono la sintesi che era stata difficilmente raggiunta, vanno a vanificare di fatto tutto il lavoro svolto, introducendo previsioni  che ci riconducono al punto di partenza. Si dica chiaramente se non c’è la volontà di arrivare a un accordo, ma solo di intestarsi una medaglia”. Lo dichiara il capogruppo del M5S Marco Galante a margine della seduta della V Commissione in cui è iniziato l’esame della proposta di legge su piano casa. 

“In particolare – continua Galante – sulla disposizione relativa alla definizione dell’ambito di applicazione della proposta è stato presentato un subemendamento che estende la possibilità di attuare gli interventi di ampliamento e di demolizione e ricostruzione con ampliamento, prevedendo come destinazione d’uso finale quella residenziale in tutte le zone omogenee, quindi non solo negli ambiti edificati ricadenti nelle zone B e C come concordato nel corso delle riunioni. Tale modifica rischierebbe, ad esempio, di consentire, in sede di applicazione degli interventi incentivanti, la trasformazione di opifici ricadenti in zone territoriali destinate ad attività industriali o artigianali (zone D) in edifici residenziali. Questa possibilità potrebbe far diventare nulla la scelta pianificatoria comunale, volta a regolamentare l’utilizzo del territorio e a garantire, mediante la suddivisione dello stesso in zone territoriali omogenee, la sostenibilità degli interventi edificatori, inibendo ad esempio la possibilità di intervenire negli ambiti industriali incompatibili con la funzione residenziale. Tantomeno appare condivisibile la possibilità di prevedere in modo indiscriminato interventi nelle zone agricole, per le quali il combinato disposto dei subemendamenti presentati consentirebbe interventi di demolizione e ricostruzione con aumento fino al 35% della volumetria legittimamente esistente. È vero che la proposta concordata in maggioranza nel corso delle diverse riunioni permette una deroga per le zone E, ma è comunque limitata ad un ampliamento massimo del 20% e subordinata a determinati adempimenti. Inoltre, riteniamo che come attualmente previsto sarebbe utile precisare che, a seguito degli interventi incentivanti, gli edifici non residenziali non possono essere destinati a uso residenziale se ricadenti nelle zone E. Assolutamente importante è, inoltre, la verifica del soddisfacimento delle superfici minime da destinare a servizi pubblici, in quanto gli interventi di edificazione che prevedono il cambio di destinazione d’uso verso la residenza comportano senz’altro un carico urbanistico aggiuntivo, rispetto al quale bisogna garantire in modo adeguato i servizi, soprattutto quando gli interventi presentano una dimensione considerevole. Da parte nostra c’è il massimo impegno per un testo condiviso e soprattutto attento al sistema della pianificazione, capace di garantire un razionale utilizzo del territorio e in grado di non deregolamentare la pianificazione del tessuto urbano. Auspichiamo che questo impegno sia comune”.