Neppure l’eccezionale caldo d’agosto fa passare in secondo piano le preoccupazioni legate alle crescenti tensioni internazionali, ultima in ordine di tempo quella tra Cina e Taiwan, passando dal conflitto in Ucraina che, al netto delle gravi conseguenze economiche e sociali determinate, tra l’altro, dall’aumento del prezzo del gas, come pure da una inflazione alta che resta la preoccupazione maggiore per il reddito di famiglie e imprese, dopo ben 77 anni dalle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki ha fatto riemergere il rischio di una tragedia nucleare a causa del bombardamento russo dell’area adiacente ad una delle centrali nucleari più grandi d’Europa, com’è quella di Zaporizhzhia.
Chissà, dunque, se, una volta completate le singole liste elettorali in vista delle politiche del 25 settembre, i partiti si daranno programmi ed idee su come far fronte all’attuale crisi epocale che il Paese sta affrontando e se riusciranno a far comprendere pienamente che varrà la pena suffragarli – scongiurando i rischi sempre in agguato di una sfiducia strisciante che si traduce in crescente astensionismo – proprio a quelle famiglie, a quelle imprese, a quelle donne ed a quei giovani che più sono in difficoltà ed ai quali cominciano a difettare speranze di futuro.
Sarà proprio la percentuale di partecipazione al voto, di questa assai consistente fetta generazionale, a rappresentare il termometro della fiducia verso la classe politica del Paese e del territorio.
Taranto e Brindisi sono alle prese, aggiuntivamente, con profondi processi correlati alla transizione industriale, tecnologica, energetica, ecologica, sociale, che metteranno in discussione processi produttivi e organizzativi delle imprese e sopratutto professionalità e competenze di lavoratrici e lavoratori.
Non meno importante l’emergenza sanitaria che continua a manifestare in tutta la vulnerabilità un Sistema pubblico vittima in emorragia di organici, cioè di medici, infermieri, operatrici e operatori sanitari e socio sanitari, così rendendo la tutela costituzionale della salute e della cura sempre più inappropriata.
Se ne uscirà a condizione che forze politiche del territorio e le rispettive istituzioni addivengano a confronti mirati e partecipati, per attivare percorsi di condivisione sul rilancio delle tante opportunità che qui insistono.
Non possono più restare ancora potenziali, infatti, le grandi occasioni di sviluppo e di occupazione aggiuntiva e dignitosa, offerte dai porti e retro porti delle due città capoluogo, dalle rispettive ZES e ZFD ma anche dai settori del manifatturiero, dell’energia, del turismo, della ricettività, dell’agroalimentare, dell’economia del mare, dei servizi.
Da qui la necessità di strategie progettuali innovative, elevando la capacità di contrattazione sociale ed istituzionale, atteso che Taranto e Brindisi hanno rappresentato per le politiche industriali ed energetiche nazionali luoghi in cui insediare siti grandi-rischi dimostratisi utili per l’economia nazionale e locale, pur avendo contestualmente comportato conflittualità e negative ricadute ambientali.
Avrebbe positiva consequenzialità, pertanto, dare luogo a quel Patto sociale, con ricadute anche territoriali, evocato dal premier Mario Draghi all’atto del suo insediamento ed al quale più volte ha fatto riferimento Luigi Sbarra, leader della Cisl.
Un Patto sociale con tutte le parti interessate al riscatto del sistema-Italia, cominciando dal rifiutare qualsivoglia tentazione di autonomia differenziata e dal correggere finalmente l’attuale ripartizione della spesa storica che oggi penalizza sostanzialmente il Mezzogiorno, rigettando l’autoreferenzialità ed anzi facendo tesoro della migliore lezione impartitaci dal Covid-19 declinato in tutte le sue varianti, cioè che nessuno sarà mai in grado di salvarsi da solo!