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AIUTI BIS, NATURALE (M5S): “NON SERVONO CONTENTINI, MA UN CAMBIO DI PASSO”

Il commento della senatrice pugliese sui punti votati a Palazzo Madama e che adesso attendono il sì della Camera 

“Non servono contentini, serve un vero cambio di passo”. La senatrice Gisella Naturale (M5S) è intervenuta a Palazzo Madama contestualmente alla votazione del Decreto Aiuti Bis, che è passato in Senato con 182 voti favorevoli, nessun contrario e 21 astenuti. “Ci troviamo di fronte un quadro decisamente molto preoccupante della situazione dell’Italia e degli Italiani. Si ha estrema necessità di aiuti, ma che siano aiuti veri, strutturali e duraturi. Invece si continua a parlare di gocce, di minimi interventi – ha aggiunto la senatrice pentastellata – e sembra che gran parte del Governo non si renda conto dell’estremo bisogno di soluzioni immediate utili ad una vera ripresa e non solo a mantenere tutti inchiodati sul ciglio di un dirupo, famiglie e imprese”. 

In sostanza, il provvedimento prevede un insufficiente pacchetto di misure da 17 miliardi. “Si parla ancora del bonus di 200 euro ora giustamente esteso agli altri 300 mila lavoratori, compresi dottorandi ed assegnisti di ricerca, che finora ne erano rimasti esclusi – ha detto Naturale – ma è un bonus assolutamente ininfluente. Per i rincari delle bollette e dei carburanti si stanziano 8,4 miliardi per la proroga degli sconti previsti dai precedenti decreti e ora in scadenza. Ma i rincari si prevedono superiori al passato. Le soluzioni che servono devono essere altre e a lungo termine. Per l’esercizio dell’attività agricola e della pesca quasi 195 milioni sono stati stanziati per estendere il credito d’imposta al 20% sui costi sostenuti per gli acquisti di carburante effettuati anche nel terzo trimestre del 2022; e un ulteriore contributo straordinario, sempre come credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale a favore delle imprese che hanno subìto un incremento del costo per kWh superiore al 30 % relativo al medesimo periodo dell’anno 2019 Ad aggravare il tutto, a questi rincari in agricoltura si sommano i danni da calamità naturali e per questo, il fondo di solidarietà nazionale è stato incrementato con 200 milioni di euro, da ripartire tra le Regioni e le Province autonome che hanno subito e denunciato i danni. Obiettivo del provvedimento è quello di permettere alle aziende di accedere agli interventi previsti per favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva, tutelare gli allevamenti e le coltivazioni permanenti e recuperare le anticipazioni per i danni subiti. Altra misura in sostegno all’agricoltura è quella trasversale che assicura qualche vantaggio alle imprese agricole con lavoratori dipendenti, misura prevista all’articolo 19 che contiene l’esonero parziale dei contributi previdenziali fino a fine anno, compresa la tredicesima. La ricaduta sull’economia diretta del settore peró è quasi nulla in quanto comunque i costi che devono affrontare gli agricoltori erodono il già risicato guadagno. Vecchio problema quello del costo troppo basso dei prodotti agricoli, ora arrivato al limite. Gli agricoltori della mia terra, la Puglia, sono pronti a rinunciare alla raccolta dell’uva o alla semina del grano visto l’aumento dei costi generale e allo stesso tempo al calo del prezzo di vendita. Di basilare importanza è garantire un prezzo congruo ai prodotti agricoli, mettendoli al sicuro dalle speculazioni o da una mancata pianificazione che ne determina una difficile gestione sul mercato. Questo per evitare gli enormi problemi che ne deriverebbero, non ultimo la perdita della sovranità alimentare che ci vedrebbe dipendenti dall’estero non solo in ambito energetico. La corsa al ribasso deve essere fermata, le speculazioni in atto sono da condannare e da assicurare alla giustizia. Si è parlato tanto di recuperare fondi tassando gli extra profitti ricavati dalle società energetiche – ha concluso la senatrice pugliese – ma la norma approntata si è rivelata sbagliata, quello che è stato fatto non serve a nulla, quei 9 miliardi previsti da queste tasse neppure sono entrati, ora si tenta un correttivo, intimando alle aziende tenute a pagare la tassa, e che non lo abbiano fatto entro i termini del 31 agosto, per l’acconto, e del 15 dicembre 2022, per il saldo,di non poter più godere delle disposizioni in materia di ravvedimento operoso”.

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