BRINDISI. Birgitta-Antonino (PRI):Altro che scherzi a parte. Siamo alla farsa!
Non siamo soliti commentare le proposte degli altri partiti e movimenti politici se non quando sono poste alla attenzione delle sedi istituzionali deputate.
E’ appunto quanto pare accadrà per una proposta del Movimento 5 Stelle che ha manifestato l’intenzione di sottoporre alla attenzione del Consiglio Comunale un ordine del giorno per indire un referendum consultivo per la delocalizzazione della base navale della Marina Militare a Capobianco in luogo della programmata piastra logistica finanziata con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Una proposta che ci vede nettamente contrari nel metodo e nel merito. Quanto al metodo lo Statuto del Comune di Brindisi prevede la possibilità di ricorrere al referendum solo per atti di competenza del Sindaco, della Giunta o del Consiglio Comunale. In ogni caso l’iniziativa compete ad un comitato promotore composto da almeno cinque persone, costituitosi per atto notarile, e deve essere accompagnata da una relazione illustrativa che rechi almeno 4.000 sottoscrizioni.
Semmai il Consiglio è chiamato ad esprimersi una volta depositata la richiesta di referendum che viene indetto se la deliberazione viene adottata a maggioranza di due terzi dei Consiglieri assegnati.
Quanto al merito giova ricordare che il trasferimento dei depositi POL a Capobianco formò oggetto di un Accordo di programma sottoscritto nel lontano 1999 da diversi Ministeri, dalla Autorità Portuale, dalla Regione, dalla Amministrazione Provinciale e dal Comune che ne era il promotore. L’intervento fu anche finanziato con 27 miliardi delle vecchie lire dal cosiddetto “Tavolo D’Alema”. Strada facendo ci pare di poter dire che la Marina Militare abbia perso interesse a quell’intervento al punto che con una modifica all’originario Accordo di programma, peraltro mai transitata dal competente Consiglio Comunale, fu proposto di utilizzare quei fondi per l’ampliamento della Caserma Carlotto.
Anzi sarebbe opportuno che, risolto di fatto l’Accordo di programma, il Comune chiedesse alla Marina Militare la restituzione dei capannoni ex SACA a suo tempo ceduti gratuitamente, che ben potrebbero ospitare attività collegate alla nautica da diporto. Tanto più che tali strutture furono bonificate dall’amianto e nelle more è stato anche effettuato il disinquinamento del seno di Ponente. Del resto di quei fondi oramai non vi è più traccia nel bilancio della Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale. Ma vi è di più. Il banchinamento dell’area di Capobianco è opera finanziata con i fondi del PNRR che certamente non possono essere utilizzati per infrastrutture di carattere militare.
Comprendiamo allora lo sfogo del Presidente degli Operatori Portuali Salentini e del rappresentante di Fedespedi che giustamente ricordano come quella di Capobianco può diventare un’area logistica di project cargo candidata, tra l’altro, a diventare Zona Franca Doganale. Salvo che dietro questa proposta del Movimento 5 Stelle non si celi un mutamento di atteggiamento del gruppo consiliare del M5S, che in ben altra direzione si era espresso nella originaria composizione, e non sia la prima tappa di un avvicinamento all’attuale maggioranza, da sempre ostile ad ogni opera capace di rilanciare il nostro scalo portuale.
Il Segretario Cittadino PRI
(Vito Birgitta)
Il Capogruppo PRI
(Gabriele ANTONINO)