Condividiamo la forte preoccupazione dei lavoratori della Brindisi Multiservizi che sfocerà nello stato di agitazione scaturente dall’ennesimo acconto dello stipendio loro versato.

In commissione consiliare l’amministratore unico della partecipata ha sostenuto che nessun lavoratore avanza nulla, ma di fatto ogni 15 del mese si provvede al saldo del mese precedente e all’acconto del mese corrente. Tecnicamente, quindi, i lavoratori avanzano sistematicamente mezzo stipendio e tale fattispecie viene anche disciplinata dal Codice della crisi d’impresa che all’art. 3 comma 4 stabilisce che costituiscono segnali per la previsione della crisi d’impresa “l’esistenza di debiti per retribuzioni scaduti da almeno trenta giorni pari a oltre la metà dell’ammontare complessivo mensile delle retribuzioni”. Insomma, c’è poco da stare tranquilli come vorrebbero far credere l’amministratore della partecipata e il Comune.
Questa situazione è divenuta intollerabile e necessita di chiarimenti rispetto al rilancio della partecipata e all’andamento dei vari settori. Si avverte sempre più, infatti, l’esigenza di andare a scovare le sacche di inefficienza e le problematiche che non consentono di produrre utili in alcuni settori. La Brindisi Multiservizi, nonostante le migliorie apportate, continua a presentare problemi strutturali che non possono essere derubricati a contrattempi passeggeri. Tra l’altro, con la fusione per incorporazione si è andati a gravare anche sulla Energeko, che perlomeno non presentava così spiccati problemi di tenuta. L’Amministrazione Rossi non nasconda dunque la polvere sotto il tappeto e faccia chiarezza, senza incappare in narrazioni inutilmente rassicuranti.