Con una carenza base di 80mila infermieri, possiamo permetterci di lasciare a casa tanti professionisti per poi andare ad assumere, paradossalmente, personale dal Venezuela come accade in Veneto con l’Ulss 3 Serenissima?

Occorre pensare ad una modifica dell’attuale normativa. Disposizioni più elastiche e soluzioni meno drastiche è ciò che serve al nostro sistema sanitario»

«Ci giunge notizia, in queste ore, della sospensione di ben 190 professionisti, da parte dell’OPI di Taranto, rei di non essersi messi in regola con la Posta Elettronica Certificata.

La normativa parla chiaro: il Decreto semplificazioni del 17.7.2020 ha modificato il comma 7 bis dell’art. 16 del decreto legge n.185 de 29.11.2008, rafforzando l’obbligo per tutti i professionisti iscritti in un albo di comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata. Gli infermieri italiani hanno oggi 30 giorni di tempo per mettersi in regola e comunicare il proprio domicilio digitale.

In caso contrario saranno sospesi e non potranno esercitare la loro professione, come accaduto in Puglia, almeno finché non si doteranno di una PEC.

Proviamo a ragionare serenamente su una norma che, seppur legittima, in questo particolare momento storico, a nostro avviso, andrebbe urgentemente ripensata.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Possiamo davvero permetterci di lasciare a casa 190 professionisti con una carenza di 80mila infermieri da Nord a Sud?

E se ogni OPI decidesse, per assurdo, di sospendere quasi 200 infermieri che non hanno una PEC, quale contraccolpo subirebbe la già claudicante sanità italiana?

Come sindacato,  da sempre, siamo per il rispetto delle regole, ma così come accadde con la nostra nota stampa relativa ai crediti ECM e al rischio sospensione, vorremmo invitare il nuovo Governo, ad intervenire proponendo modifiche alle attuali disposizioni, per rendere meno drastica questa normativa.

Non dimentichiamo che ci sono ancora centinaia di infermieri sospesi dal lavoro per questioni legate al Covid, che per ora non saranno reintegrati.

Noi non discutiamo ciò che va fatto, ma a nostro giudizio bisognerebbe modificare le norme attuali e prevenirne i pericolosi effetti: con una voragine di infermieri così ampia, con i bandi concorsuali che vanno deserti perché gli infermieri non ritengono idonee le proposte che vengono loro offerte, con l’emorragia  di professionisti dalla sanità pubblica che si dimettono, con la fuga di infermieri all’estero, dobbiamo cercare, gioco forza, ed il nuovo Governo ha gli strumenti per farlo, una soluzione per evitare il tracollo del nostro sistema.

Paradosso dei paradossi, poi, da una parte sospendiamo i nostri infermieri perché non sono dotati di una PEC, ma dall’altra, per sopperire alla mancanza di personale, come accade con l’Ulss 3 Serenissima, reclutiamo addirittura professionisti dal Venezuela.

Ora, qui nessuno discute le leggi, che vanno applicate, ma non sarebbe opportuno agire con un pizzico di elasticità in più, ad esempio attivando una campagna informativa di massa, per mettere tutti gli infermieri (e gli altri professionisti sanitari) nella condizione di regolarizzarsi?

Potrà sembrare assurdo, ma se molti OPI offrono addirittura le PEC a titolo gratuito e alcuni infermieri ancora non si regolarizzano, forse questo accade  per carente informazione, qui serve  un atteggiamento sereno e collaborativo.

Proviamo allora, con il nuovo Governo, a rendere più elastica la norma sull’obbligo di dotarsi della PEC da parte degli infermieri e degli altri professionisti sanitari.

Concediamo loro il giusto tempo per regolarizzarsi, 30 giorni potrebbero non bastare, e potrebbe essere necessario concedere una ulteriore deroga, ma soprattutto, oltre alle doverose lettere di diffida, mettiamoli anche nella condizione di fare ciò che è necessario, accompagnandoli in questo percorso di informatizzazione con campagne ad hoc.

Insomma, le conseguenze della carenza infermieristica si abbattono come enormi macigni sulla qualità dei servizi sanitari ed alla fine , per coprire le lacune, assumiamo infermieri dai posti più remoti del mondo, lasciando i nostri professionisti a casa», chiosa De Palma.