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Sanità, Nursing Up De Palma: «Nuovo boccone amaro da inghiottire alla luce dei dati mondiali Ocse (2020), che confermano come il magro stipendio degli infermieri italiani

I nostri professionisti, ancora una volta, in una posizione decisamente imbarazzante! Siamo agli ultimissimi posti d’Europa, e molte nazioni d’Oltre Oceano, come Stati Uniti, Cile e Costa Rica, ci sovrastano come trattamento economico dei propri professionisti. 

Al nuovo Governo l’arduo compito di invertire finalmente la rotta, lavorando concretamente sulla indispensabile crescita dei salari del nostro personale sanitario».

«Non bastavano i recenti dati della Ragioneria dello Stato, aggiornati al 2020, a sancire, con il magro di stipendio medio di 1780 euro mensili, addirittura compresi di premialità e straordinari, che gli infermieri italiani non reggono affatto il passo del mutato costo della vita, alle prese con una inflazione che stringe alla gola le famiglie e che lascia senza fiato.

Arrivano adesso anche i nuovi dati mondiali dell’Ocse, sempre aggiornati al 2020, che di danno un quadro più ampio della materia, e che mettono  in evidenza come gli infermieri italiani, e conseguentemente le altre professioni sanitarie del comparto , così come in passato, a livello non solo europeo, ma mondiale, siano mestamente collocati in una classifica decisamente imbarazzante, a causa delle amare cifre di uno stipendio che racconta di professionisti decisamente lontani da quella valorizzazione economica di cui il nostro nuovo contratto regala solo barlumi.

La strada per costruire un futuro economico degno di tal nome è decisamente in salita, lo dimostrano i numeri impietosi dei quali parliamo, e che non possono essere certo ignorati, da parte di un nuovo Governo a cui spetta il duro compito, di concerto con le Regioni, di ricostruire una sanità che non può prescindere dalla figura degli infermieri. Noi diciamo basta, all’ingrato ruolo di ultimi della classe.

Lo stesso Ministro della Salute Schillaci nelle sue prime uscite non ha mancato di denunciare gli allarmanti contenuti dell’Ocse, promettendo iniziative per far crescere i salari del personale sanitario.

E andando a vedere i numeri più aggiornati forniti proprio dall’Ocse nel suo portale Health statistics e riferiti all’anno 2020 (stavolta in dollari) il quadro che emerge conferma come i nostri professionisti (nelle statistiche Ocse sono presenti i dati solo di medici e infermieri ndr.), a parità di potere d’acquisto, guadagnano meno di molti nostri partner europei e mondiali. Tutto questo si aggiunge al fatto che, a livello nazionale, tra gli stipendi dei  medici e quelli di infermieri e delle altre professioni sanitarie esiste già un profondo ed inaccettabile divario, per ridurre il quale bisognerà lavorare alacremente con il prossimo contratto. 

Per quanto riguarda proprio gli infermieri, in Italia, lo stipendio medio del 2020 (sempre a parità di potere d’acquisto e in dollari) è di circa 39 mila dollari, numeri ben distanti dagli 87 mila dollari che percepiscono gli infermieri belgi e dagli 81 mila dollari di quelli statunitensi. Ma i numeri sono più bassi del 51% anche se riferiti ai tedeschi (59 mila dollari nel 2018 ultimo dato presente), agli spagnoli che percepiscono 56 mila dollari e ai britannici (48 mila dollari). Facciamo meglio solo di Grecia e Ungheria ma in questo caso la forbice è molto stretta.

Lo denunciamo da mesi, nelle nostre campagne stampa, dice amareggiato Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, e questi autorevoli report non fanno che corroborare i nostri ripetuti campanelli di allarme: gli infermieri e le altre professioni sanitarie italiane, rischiano concretamente di incarnare il triste ruolo dei nuovi poveri, nel nostro Paese, alla luce di uno stipendio che non permette certo di sorridere e guardare al futuro con ottimismo. 

Chiediamoci, doverosamente, fino a che punto dovremo inghiottire bocconi amari di questo tipo, e chiediamoci anche fino a quando dovremo leggere report che certamente rendono sempre meno appetibile questa professione, agli occhi di chi deve decidere se intraprenderla, mentre la fuga dei nostri infermieri all’estero, alla ricerca di ben altre isole felici proprio a causa di queste cifre impietose, rischia di assumere dimensioni davvero preoccupanti », conclude De Palma.

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