Amati figli,

Come è difficile scambiarci gli auguri natalizi, quando nel mondo imperversa la guerra! Essa ci parla di divisione, di impoverimento e di morte; il Natale è, invece, l’emblema della pace e della fratellanza.

Per noi cristiani è doveroso promuovere la cultura della pace. Molte volte papa Francesco ha esortato alla pace; già nel 2015, quando le ostilità in Ucraina erano accese, sebbene mediaticamente meno note, il Pontefice ebbe a dire: «Questa è una guerra tra cristiani; voi tutti avete lo stesso battesimo, state lottando tra cristiani. Pensate a questo scandalo e preghiamo tutti: la preghiera è la nostra protesta davanti a Dio in tempo di guerra» (Udienza generale del 4/2/2015).

Non potremo allora rimanere indifferenti, quando risuoneranno durante la liturgia le parole evangeliche «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama» (Lc 2, 14). Questo inno è proclamato dalle schiere angeliche davanti ai pastori, avvolti dalla maestosa luce della gloria di Dio. Dove c’è il Signore, le tenebre fuggono e i pastori fanno questa esperienza nel pieno della notte, fuori da Betlemme, quando sono immersi nel riposo, custodendo il proprio gregge. È un annuncio di gloria, rivolto a persone umili; non lo ricevono le autorità o i notabili, ma quelli che vivono “alle porte” della città e che sperimentano le fatiche della vita di ogni giorno.

La pace è realmente un dono che si trova “alla porta” della nostra vita: non è invadente, ma bussa e va accolta, custodita e nutrita. Guardando ai pastori di Betlemme, comprendiamo che la pace è compresa solo dai più semplici, in particolare da quelli che sono nella prova e nell’affanno. Si illudono di essere in pace quelli che confidano nel potere, nella forza e nelle ricchezze, ma poi sono duri e desolati nel cuore, privi di slanci di generosità e di umiltà.

L’inno di pace che odono i pastori è rivolto «agli uomini amati dal Signore». Non ci sono categorie non amate da Dio, semmai persone che scelgono di rifiutare la pace del Signore. Gesù ci insegna l’arte della pace quando, prima di congedarsi dai suoi, «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13, 1); indossa un grembiule e lava i piedi ai suoi discepoli. Lui, che è il Maestro e il Re della pace, mostra a tutti che la pace si costruisce nel servizio.

Gli auguri per questo Santo Natale, allora, potranno essere gli stessi delle beatitudini del Vangelo: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5, 9). Impegniamoci a costruire la pace con una vita semplice, che rimetta al centro Dio anziché il potere; che accolga il prossimo con il perdono, anziché con la vendetta; che sia nutrita di servizio e non di sopruso. Da questi piccoli semi nascerà rigogliosa la pace.

Auguri di Santo Natale e di felice anno nuovo. La pace sia con voi!

 

+ Domenico Caliandro

Arcivescovo di Brindisi-Ostuni