Il Sindacato COBAS dichiara lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’appalto delle pulizie e si unisce allo stato di agitazione già dichiarato dalle Segreterie Sindacali di Filcams CGIL e Fisascat CISL.
Il cambio appalto delle pulizie del Ministero della Difesa (lotto 11), che riguarda la base dell’Aeronautica Militare di Brindisi, non è stato un cambio appalto alquanto “regolare” dal punto di vista del mantenimento dei livelli retributivi delle lavoratrici e dei lavoratori che storicamente operano nei servizi di pulizia presso la medesima base militare. Infatti, anche se al cambio appalto sono rimasti invariati i livelli occupazionali, e non poteva essere diversamente, la nuova azienda aggiudicataria dell’appalto, la Pulitori & Affini SpA, ha dichiarato da subito un taglio delle ore del 30%. Nel cambio appalto, in convenzione Consip, non essendo variato nessun parametro rispetto alle attività da svolgere, non si capisce bene da dove è uscita fuori la decisione dell’azienda aggiudicatrice dell’appalto di intervenire con un drastico taglio del monte ore contrattuale sul personale interessato. Ma forse una spiegazione c’è. È noto che le gare Consip hanno lo scopo di razionalizzare e ottimizzare la spesa pubblica per beni e servizi, di migliorare la qualità degli acquisti riducendo i costi grazie all’aggregazione della domanda della spesa pubblica e di semplificare e rendere più rapide e trasparenti le procedure degli acquisti pubblici. Ma le gare Consip hanno un grosso limite: molto spesso accade che avviene un cambio appalto che sottrae condizioni di lavoro e di salario alle lavoratrici e ai lavoratori interessati. Se è vero che la stazione appaltante opera nella misura di razionalizzare la spesa e aggiudica la gara al migliore offerente sicuramente c’è una contrazione dei margini di profitto per chi si è aggiudicata la gara. Di certo la stazione appaltante non si preoccupa delle conseguenze se quel “risparmio”, certamente importante per la Pubblica Amministrazione, ricade negativamente e pesantemente sulle condizioni di lavoro e di vita degli addetti di tali servizi. E per questo la stazione appaltante lascia al caso tutta la gestione degli inevitabili effetti collaterali che ricadono sui lavoratori a causa del capitolato di appalto economicamente più basso del precedente per la logica di razionalizzare e ottimizzare la spesa pubblica. È evidente che le aziende aggiudicatarie, perché sono le migliori offerenti, vorranno recuperare con ogni subdolo espediente quel gap di perdita di profitto non solo per recuperare il profitto perso ma, addirittura, per aumentare, se ci riescono, il margine di profitto, ovviamente a scapito dei lavoratori. Per cui si rischia concretamente che se non si interviene quanto prima per ridefinire i margini sotto i quali non è assolutamente possibile aggiudicare le gare Consip i lavoratori, ai prossimi cambi di appalto, paradossalmente dovranno pagare per lavorare; giusto per fare contenti l’azienda e certamente anche la stazione appaltante. Non è possibile che per le gare delle Pubbliche Amministrazioni non ci sia nessun vincolo che impedisca alle aziende aggiudicatarie degli appalti di ledere i diritti acquisiti dei lavoratori, sia in termini di condizioni di lavoro che in termini di retribuzione. L’unico argine sarebbero i CCNL di categoria ma non bastano se nelle gare non è esplicitamente contemplato in termini perentori il divieto di qualsiasi deroga alle clausole sociali affinché le stesse vengano effettivamente volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato. Le stazioni appaltanti nelle gare dovranno mettere i vincoli chiari, definiti e inequivocabili del che impediscono agli appaltatori di fare come meglio credono un minuto dopo essersi aggiudicati l’appalto. Si tenga presente che la stragrande maggioranza di queste lavoratrici e di questi lavoratori che operano in questi appalti in convenzione Consip, così come nelle altre convenzioni, sono con contratti part time e che sono storici di questi appalti nei loro rispettivi luoghi di lavoro. Non potranno mai ambire ad un contratto a tempo pieno per migliorare le proprie condizioni di lavoro e di vita se permane la logica perversa di questo genere di gare pubbliche. L’aggravante è che tutto questo avviene con i soldi pubblici.
Questo è un film già visto di recente nei cambi appalti dei servizi sociali dell’Ambito di Zona BR1, in particolare nel cambio appalto dell’assistenza domiciliare dove l’aggiudicatario della gara ha cambiato le carte in tavola un minuto dopo aver fatto il cambio appalto, previsto per procedura con le O.O.S.S., alle medesime condizioni del precedente. Questo richiamo giusto per una nota di colore. Insomma, sarebbe come dire, senza rischio di essere smentiti, che è lo stesso Stato che, attraverso le Amministrazioni Pubbliche, viola palesemente i principi costituzionali. Ormai lo Stato ha rinunciato a uno dei compiti costituzionali più importanti ovvero quello di tutelare i diritti dei cittadini in quanto lavoratori e di promuovere le condizioni di lavoro per una retribuzione dignitosa che deve consentire di sostenere il costo della vita, l’istruzione dei figli, la piena partecipazione alla società e lo sviluppo personale. La dimostrazione piena e lampante di questa rinuncia la si vede nel proliferare a dismisura delle agenzie interinali che di fatto hanno drogato il “mercato del lavoro” e hanno determinato che lo Stato perdesse la centralità dei suoi centri per l’impiego. Tutto questo accade mentre il nuovo governo sta facendo il diavolo a quattro per eliminare il reddito di cittadinanza per cui una riflessione approfondita su questi argomenti andrebbe necessariamente fatta. Ormai lo Stato riconosce ad ogni cittadino ovvero ad ogni lavoratore i diritti costituzionali nella misura in cui ha la disponibilità economica e lo possiamo dire tranquillamente, anche in questo caso, senza rischio di essere smentiti. Tornando a noi e al cambio appalto in questione, per un lavoratore con il contratto part time a 23 ore settimanali che si vede abbassato il contratto a 15 ore settimanali quella decurtazione per lui equivale a una perdita di reddito di almeno 300 euro in busta paga senza contare tutte le perdite annesse e connesse. Un paradosso tutto italiano che ce lo ritroviamo come esempio lampante nel caso di questo cambio appalto delle pulizie della base dell’Aeronautica Militare di Brindisi. Il Sindacato Cobas, assieme a Filcams CGIL e Fisascat CISL, continuerà a mantenere lo stato di agitazione fino a quando non toccherà con mano che il monte ore di questo appalto sarà lo stesso e identico del precedente appalto. Intanto le lavoratrici e i lavoratori non hanno ancora firmato nessun contratto di lavoro con la nuova azienda e attendono gli esiti di una riunione che si dovrebbe tenere lunedì prossimo a Bari tra la stazione appaltante e, appunto, l’azienda aggiudicataria.
Siamo fiduciosi che lunedì tutto rientrerà nel migliore dei modi e che il monte ore non sarà toccato, neanche di un solo minuto! In caso l’incontro di Bari porti un esito negativo o parzialmente negativo ci riserviamo di agire prontamente e di utilizzare tutti gli strumenti sindacali a disposizione, finanche lo sciopero, per impedire all’azienda di continuare con questa sua impostazione. E di conseguenza, nel caso fosse necessario, chiederemo alla Prefettura di Brindisi, quale Organo di Governo sul territorio, di intervenire per ricomporre il tutto al fine di ristabilire il principio che le maestranze interessate non devono rimetterci nulla.
Affinché passi finalmente il messaggio che nel territorio brindisino non ci sarà mai più nessun cambio appalto, sia esso pubblico o privato, che possa sottrarre condizioni di lavoro, reddito e dignità ai lavoratori. Specialmente e soprattutto a salvaguardia dei lavoratori più deboli e svantaggiati che, “per loro sfortuna”, sono costretti ad inseguire perennemente contratti di lavoro precari che sono al limite della decenza e della soglia di povertà se non l’hanno già superata.
per il COBAS Brindisi – Cosimo Quaranta