La ricostruzione del nostro sistema, legata sempre di più a filo doppio ad una nuova sanità di prossimità, non può prescindere dal ruolo degli infermieri di famiglia/comunità. Al nuovo Governo chiediamo un impegno fattivo per rispettare i tempi di un progetto senza il quale finiremmo in un pericoloso tunnel senza uscita».
«Le battaglie che hanno contraddistinto il nostro cammino nel corso dell’anno appena concluso, a partire dalla firma del nuovo contratto e all’ottenimento dell’indennità di specificità infermieristica, possono e devono avere un indispensabile filo di continuità anche in questo 2023 appena iniziato nel quale, inevitabilmente, al fianco degli operatori sanitari, continueremo a lottare per il raggiungimento di obiettivi ahimè ancora lontani, ma rispetto ai quali non intendiamo arretrare di un millimetro.
Gli allarmanti dati sulle retribuzioni degli infermieri e delle altre professioni non mediche del comparto, con cui abbiamo concluso amaramente le nostre riflessioni del 2022, alla luce del mutato costo della vita, ci pongono nella necessità di provare a costruire le basi per una fattiva e indispensabile attività di sensibilizzazione istituzionale, in piena coerenza con i nostri principi.
Certo è che siamo già pronti, con i nostri rappresentanti, in ogni parte d’Italia, a scendere in campo per quei traguardi che rimangono prioritari, come lo stanziamento di nuove risorse dedicate, che abbiamo chiesto da ultimo, al Ministero della Salute in occasione dell’incontro di qualche giorno fa, come lo sblocco del vincolo di esclusività, nonché il riconoscimento delle professioni assistenziali tra quelle usuranti.
Questa premessa è doverosa, nell’ambito della nostra campagna di comunicazione di questo nuovo anno, anche per fare il punto della situazione sul futuro di una sanità che è sempre più legata alla competenza infermieristica, ostetrica e delle altre professioni sanitarie, lo dimostrano i fatti, lo dimostra quell’autonomia che, nonostante le difficoltà strutturali, siamo stati in grado di conquistarci.
Eppure corriamo il rischio concreto, nell’ambito del fondamentale processo di ricostruzione del nostro sistema, incentrato su professionisti sempre più specializzati, che di fatto sono già presenti, che si verifichi il pericoloso passo del gambero, dal momento che non intravediamo azioni concrete proprio dalla politica, con Governo e Regioni al primo posto, che invece dovrebbe preoccuparsi di tutelare e valorizzare professioni come le nostre».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«In particolare, in riferimento alla ricostruzione della sanità di prossimità, e alla grande occasione, ancora a portata di mano, degli ingenti fondi a disposizione con il Pnrr, nell’ambito della missione 6, eredità del precedente Governo, non possiamo permetterci passi falsi.
Vogliamo avere risposte. Vogliamo capire a che punto è l’iter della Missione 6, e vogliamo farlo oggi.
Non possiamo perdere l’occasione di sprecare un mare di risorse, come noto fino a 4 miliardi di euro, che arrivano dall’Europa, e che, possono essere confermati ed erogati solo se dimostreremo di rispondere con i fatti, entro il 2026, ad un percorso che come noto ha degli step di approvazione trimestrali.
La Missione 6, su cui ci siamo espressi ampiamente in passato, prevede “lo sviluppo di strutture di prossimità, come le Case della Comunità, come punto di riferimento per la risposta ai bisogni di natura a rilevanza sanitaria e sociosanitaria e promuove il potenziamento delle cure domiciliari, affinché la casa possa diventare il luogo privilegiato dell’assistenza”.
In tal senso, continua De Palma, non possiamo ignorare che partiamo da una situazione di profondo gap legato alle risorse umane, dal momento che per attuare il pieno servirebbe un fabbisogno di oltre 30mila nuovi infermieri di famiglia/comunità mentre, allo stato dell’arte, siamo già chiamati a compensare una voragine complessiva di almeno 80mila unità mancanti all’appello.
Il tempo scorre inesorabilmente e le risposte non possono tardare ad arrivare.
In tal senso, cogliamo, almeno da una parte della politica, lo spirito propositivo di guardare ai fatti con estremo realismo, denunciando la crisi profonda del nostro sistema sanitario e soprattutto la mancata valorizzazione dei nostri infermieri, laddove siamo ancora indietro, non solo a livello economico-contrattuale rispetto ad altri Paesi, ma soprattutto dobbiamo ricucire lo strappo di una realtà dove tra fughe all’estero e dimissioni volontarie, la voragine di 80mila unità rischia di aggravarsi, mandando “a gambe all’aria” l’attesa ricostruzione e con essa i fondi a disposizione.
Le dichiarazioni della Senatrice Guidolin, del Movimento Cinque Stelle, rilasciate qualche giorno fa alla stampa, sono in tal senso esempio di oggettiva lucidità, evidenziando che ad oggi gli infermieri italiani, pagano lo scotto di un sistema che li ingabbia con stipendi da fame e impedisce loro di fare carriera.
Cogliamo nelle parole della Guidolin tutto il senso delle nostre denunce. Purtroppo, però, ci siamo trovati troppe volte di fronte a posizioni profondamente propositive, che poi non si sono tradotte nei fatti.
Certo è che non siamo più disposti a tollerare, da parte della politica, un modus operandi che non si traduca finalmente in azioni concrete.
D’altronde, troppo urgenti sono le problematiche da risolvere, legate al futuro della professione infermieristica e delle altre professioni ex legge 43/2006, dalla cui valorizzazione dipende strettamente la qualità del SSN, e la tutela della salute dei cittadini», chiosa De Palma.