Contro il ritorno delle trivellazioni nell’Adriatico e nello Ionio serve fare fronte comune. Non è possibile permettere che i nostri mari vengano messi a rischio a causa delle scelte di questo governo. È quanto hanno affermato oggi parlamentari, consiglieri regionali e comunali del M5S Puglia nel corso della conferenza stampa in cui è stata illustrata la mozione depositata dai consiglieri Cristian Casili, Marco Galante e Grazia Di Bari per dire no allo sblocco delle concessioni di estrazione di gas in mare previsto dal Decreto Aiuti-quater.
Nella mozione si chiede alla Giunta di farsi portavoce presso il Governo nazionale della contrarietà della Regione Puglia all’aumento delle trivellazioni e di intraprendere ogni azione legittima per contrastare il rilascio di nuove concessioni. La mozione impegna, inoltre la Giunta regionale, ai promuovere un confronto tra Stato, Regioni, forze politiche e movimenti territoriali sul futuro energetico del Paese, con particolare riferimento sia all’utilizzo ed al rafforzamento delle fonti rinnovabili, sia alle implicazioni ambientali delle fonti fossili, al fine di individuare misure più sostenibili per fronteggiare la crisi energetica attuale.
La soluzione del governo Meloni – ha dichiarato il vicepresidente nazionale del M5S, sen. Mario Turco – di autorizzare nuove trivellazioni nel mare Adriatico e nel Mar Ionio è fuori contesto. Si vorrebbero raccogliere granelli di sabbia per costruire castelli di sabbia. Il gas che abbiamo è di poca consistenza ed è distribuito a macchia di leopardo. La sua consistenza, inoltre, non sarebbe sufficiente neanche a soddisfare il 4% del fabbisogno energetico di gas annuale. Estrarlo, inoltre, non sarebbe conveniente sul piano economico per gli alti costi degli impianti e di estrazione, rispetto alla reale resa produttiva. Oltre alla mancata convenienza sul piano quantitativo ed economico, la decisione di trivellare i nostri mari non inciderebbe sui costi delle bollette dei cittadini, in quanto il prezzo del gas estratto sarebbe comunque determinato dalle quotazioni borsistiche del mercato di Amsterdam. Segue che anche il conseguente prezzo del poco gas estraibile non sarebbe vincolato al costo di produzione ma sarebbe condizionato dalle quotazioni di borsa e dalla speculazione. Nella mozione chiediamo, pertanto, un fermo no alle trivelle sia per motivi ambientali che economici. È necessario proseguire sulla strada della transizione energetica per raggiungere gli obiettivi europei del Recovery fund e dell’agenda 2030. L’autonomia energetica si raggiunge puntando sul risparmio energetico, sostenendo il Superbonus 110, e favorendo lo sviluppo dell’energia rinnovabile, soprattutto a livello imprenditoriale con il Superbonus energia impresa. Misure queste ultime che il MoVimento 5 Stelle ha introdotto e proposto da tempo.
“Chiediamo che la mozione venga discussa nella prossima seduta dell’assemblea regionale – ha dichiarato il vicepresidente del consiglio regionale Cristian Casili – perché riteniamo fondamentale che anche il Consiglio regionale dia il suo contributo in questa battaglia per la difesa dei nostri mari. È necessaria una presa di posizione netta e forte nei confronti di uno scenario che rischia di promuovere il ritorno allo sfruttamento delle fonti fossili, peraltro nettamente in controtendenza rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 e a quelli ancora più ambiziosi dell’Agenda 2050. La nostra è una regione che ha delle aree marine protette e i nostri mari meritano rispetto. Il Decreto, in deroga al divieto oggi esistente, consente il rilascio di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in zone di mare fra le 9 e le 12 miglia dalla costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette. Non possiamo restare a guardare: recentemente il Consiglio regionale della Puglia ha ribadito la contrarietà alle trivellazioni in mare e la Regione è in prima linea per scongiurare la ripresa delle attività di ricerca di idrocarburi nel nostro mare e per tracciare una linea di azione comune sulla cosiddetta transizione energetica. In questa direzione vanno misure come la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili e l’attuazione del reddito energetico, diventato realtà grazie alla legge regionale presentata dal M5S nella scorsa legislatura che ha permesso alla Puglia di essere la prima regione italiana a dotarsi di questa misura. Serve un nuovo modello di sviluppo più sostenibile. L’unica strada percorribile è quella della promozione delle energie rinnovabili favorendo un modello di generazione dell’energia sempre più diffuso e distribuito”.
“Il governo – ha dichiarato il coordinatore regionale del M5S Leonardo Donno – non può restare sordo al grido di un territorio che oggi tramite la mozione del M5S ha ribadito la sua contrarietà alle concessioni di estrazione di gas in mare come previsto dal decreto Aiuti Quater. Il ritorno alle trivellazioni è la dimostrazione di come il governo stia remando contro i bisogni reali del Paese favorendo gli interessi di pochi. Ancora più grave se pensiamo che la premier Meloni e il ministro Salvini prima si dichiaravano contrari alle trivellazioni e ora invece le concedono. Anziché perseguire la Transizione Ecologica, il governo porta avanti la “contraddizione” Ecologica, smentendo di fatto quanto dichiarato in passato sul tema. La tutela del mare, dell’ambiente, della salute dei cittadini non può essere ignorata. Per questo oggi abbiamo ribadito il “No” alle nuove trivellazioni con un’iniziativa congiunta insieme alla Regione e ai Comuni pugliesi. Non ci fermeremo, contiamo sul sostegno e il supporto di tutte le forze politiche in Regione e nei Comuni per ribadire la netta contrarietà. Augurandoci che questa posizione sia condivisa da tutti ci aspettiamo che il governo, così come i suoi rappresentanti politici locali, prenda atto della volontà dei cittadini e di una regione intera che non intendono subire altre scelte scellerate da parte del centrodestra”.
“Il nostro no alle trivelle – ha spiegato la deputata Patty L’Abbate vicepresidente della commissione ambiente della Camera dei Deputati – è motivato da basi scientifiche. La motivazione principale è data dal conteggio delle riserve di gas che possono essere certe, probabili e possibili, ossia possono essere estratte con diversi gradi di probabilità e conti alla mano possiamo estrarre solo 70 miliardi di metri cubi. Sono pochissimi. Ricerche hanno evidenziato la presenza di sostanze tossiche vicino alle piattaforme, tossiche per l’ecosistema marino e per la salute umana. Greenpeace, in un suo rapporto, le chiamò le “trivelle fuorilegge”. E perché? Perché i componenti pericolosi identificati sono gli idrocarburi policiclici aromatici e i metalli pesanti, sostanze che attraverso la catena alimentare, giungono all’uomo. I policiclici aromatici sono cancerogeni, l’acqua di formazione che si estrae dai giacimenti con il gas, insieme alle acque di processo contengono elevati contenuti di idrocarburi cancerogeni e vengono smaltite direttamente in mare. Pertanto, le trivelle sono un danno per la salute dell’uomo e non sono sostenibili dal punto di vista ambientale, non lo sono neanche dal punto di vista della sostenibilità economica e sociale. Chi pagherà il conto del danno ambientale, il settore pugliese del turismo e della pesca? Domani lo pagheranno i nostri figli, questo governo continua a danneggiare i più deboli per favorire le grandi lobby”.
“Nelle scorse settimane abbiamo depositato mozioni e Ordini del Giorno nei Comuni di Bari, Manfredonia, Andria Trani, Brindisi, Lecce e Taranto – ha dichiarato Antonello Delle Fontane capogruppo del M5S al Comune di Bari – e faremo la stessa cosa in tutti i Comuni in cui il M5S è presente. Invitiamo tutti i consiglieri comunali a fare lo stesso. Ci auguriamo che la mozione venga accolta e nelle amministrazioni si avvii un confronto affinché si intraprenda la strada più giusta per le nostre comunità. L’auspicio è che la mozione arrivi anche nei Comuni dove non ci sono consiglieri del M5S. Per quanto riguarda Bari abbiamo depositato odg che impegnerà sindaco anche in qualità di presidente ANCI. Se odg verrà accolto il sindaco potrà confrontarsi con il Governo anche a nome dei Comuni italiani” .