Chirurgia senologica della Asl Brindisi: quasi mille interventi in tre anni
Sono quasi mille gli interventi di chirurgia senologica effettuati nelle strutture della Asl Brindisi nel triennio 2020-2022. Questo dato conferma che anche durante l’emergenza Covid la presa in carico delle pazienti oncologiche ha rappresentato una priorità.
In particolare gli interventi sono stati 279 nel 2020, 318 nel 2021 e 385 nel 2022, con un andamento in crescita che evidenzia un’ottima performance per la chirurgia senologica, come attestato anche nel Programma nazionale esiti pubblicato da Agenas nel 2022. Numeri importanti che hanno fatto risultare gli ospedali di Brindisi tra le prime realtà pugliesi sul fronte anti-tumore, insieme all’Oncologico e al Policlinico di Bari.
A livello nazionale l’assistenza oncologica ha fatto registrare già nel 2021 importanti segnali di ripresa. Ad esempio, le ospedalizzazioni per tumore maligno della mammella, che nel 2020 si erano ridotte dell’11% (circa 6mila interventi in meno rispetto all’atteso), sono tornate ai livelli pre-pandemici (fonte Pne 2022).
“Abbiamo raggiunto questi risultati – dichiara Stefano Burlizzi, dirigente responsabile della Chirurgia senologica – grazie alla riorganizzazione che ci ha consentito di decentrare l’attività chirurgica nell’ospedale di Francavilla Fontana e nel Pta di Mesagne durante la pandemia Covid-19. Un’altra buona notizia – aggiunge – è che l’attività torna a essere ospitata nella Chirurgia plastica dell’ospedale Perrino, sede originaria”.
I dati certificano l’impegno dell’équipe dell’unità operativa e di tutti i professionisti della Breast Unit, che anche in condizioni di emergenza sono stati in grado di assicurare le diagnosi e gli interventi necessari per restituire la salute a tante donne, molte provenienti da altre province.
“La Senologia della Asl Brindisi – commenta il direttore generale Flavio Maria Roseto – si conferma realtà efficiente e vicina alle donne affette da tumore; impegno ancora più apprezzabile se si considerano le difficoltà oggettive del periodo, senza dubbio il più difficile che la sanità pubblica abbia attraversato”.