L’inedita opportunità del PNRR non può restare inevasa, in quanto essa è generativa di diritti sociali e civili che da decenni vengono disconfermati nei fatti a chi risiede al Sud, dove rispetto al resto del Paese non è del tutto garantita la salute, né la formazione, ancor meno il destino lavorativo delle donne e dei giovani.

E’ sufficiente esaminare gli ultimi dati dell’Istat, del Censis, della Svimez per avere contezza delle tante disuguaglianze presenti, persino all’interno di stesse regioni e territori dove, ad esempio, per raggiungere un Pronto soccorso sono sufficienti pochi metri o necessita percorrere decine di km; e non trovare il posto in un asilo nido pubblico o, persino, non poter frequentare una scuola a tempo pieno è di fatto negare possibilità occupazionali alle lavoratrici madri.

Ebbene, Taranto e Brindisi possono assurgere ad emblema di questi diritti negati.

E che dire sulla cura da riservare alle persone anziane ed ai non autosufficienti, in presenza di una popolazione di ultra sessantacinquenni che tende ad aumentare, a scapito di quella più giovane, al punto che l’Istat prefigura in Puglia nel 2050 un numero di residenti over 65 pari al 37%?

Una risposta attesa, al riguardo, dovrà essere fornita dal recente DDL Anziani, la cui approvazione è prevista entro marzo p.v. e che rientra tra le riforme che siamo riusciti a far inserire nell’ambito della Missione 5 del PNRR (precisamente M5c2), inclusione e coesione, la stessa che prevede anche interventi in materia di politiche attive del lavoro (precisamente M5c1).

Il riferimento ultimo è alla Misura Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL), con circa 4,4 mld di euro, 69 mln dei quali già stanziati per la Puglia, per percorsi di accompagnamento al lavoro, di aggiornamento o riqualificazione professionale.

Nel nostro territorio sono in corso processi di cambiamento che metteranno alla prova soprattutto il fattore lavoro, le professionalità e le competenze di migliaia di dipendenti diretti e indiretti a cominciare dal settore industriale.

Ben venga, dunque, il Masterplan della Terra d’Otranto, progetto strategico, importante e sfidante, per inquadrare con uno sguardo d’insieme realtà provinciali come quelle di Taranto e di Brindisi, sottoposte a processi di decarbonizzazione tanto straordinari quanto delicati. 

Serve una visione  che possa traguardare un disegno complessivo delle tante opportunità che qui si esprimono, come antidoto alle criticità derivanti dalla transizione industriale, tecnologica, energetica, sociale, da affrontate e governare con vera unità d’intenti. 

Pensiamo alla straordinarietà dei nostri porti, dei retroporti, delle ZES, dei grandi player dell’energia che, come Falk Renewables e BlueFloat Energy, stanno investendo nelle rinnovabili in entrambe le realtà portuali. 

Questo solo per evocare solo alcuni tra i tanti esempi unificanti della Terra d’Otranto.

Da non trascurare, in tale contesto, l’importanza dell’Università del Salento che, insieme alle Province e ai Comuni di Taranto, Brindisi e Lecce, ha promosso il suddetto Masterplan per mettere in rete sistemi produttivi, investimenti pubblici e privati, processi di formazione, ricerca, studio. 

 

E finanche gli stessi investimenti derivanti dal PNRR potrebbero riscontrare maggiore capacità di programmazione e coordinamento di un Turismo che metta in rete questa intera, meravigliosa area sub regionale. 

Crediamo, però, che tutti, chi ha responsabilità di governo e le parti sociali, debbano sentire la responsabilità di traghettare, di governare e di partecipare a questa sfida che ha il sapore anch’essa di transizione epocale. 

Questa è la logica che ci ha già consentito di aderire ad un percorso di partecipazione riguardante i fondi del PNRR e di quelli SIE della programmazione 2021/2027 con la  Provincia di Taranto e di apprestarci a siglare un protocollo d’intesa con la logica dell’Area vasta.

Ogni comune dovrebbe sentirsi coinvolto in questa fase straordinaria per non sprecare alcuna risorsa che l’Europa ci ha messo a disposizione, in quantità maggiore fra tutti i Paesi europei, 191,6 mld, per i tanti i gap infrastrutturali da recuperare nel nostro Mezzogiorno. 

Un Mezzogiorno che è utile all’Italia così che essa non diventi, nella sua interezza, Mezzogiorno del resto d’Europa. 

Questo lo dobbiamo in particolar modo alle tante donne e tanti giovani  che continuano ad andar via dalla nostra terra, per cercare altrove migliori opportunità di studio, di servizi, di lavoro.

Il progetto Terra d’Otranto possiede in nuce tutte le potenzialità per arricchire Taranto, Brindisi, Lecce di infrastrutture materiali e immateriali come di opportunità sociali, economiche ed occupazionali in grado, se attualizzate, di renderle seconde a nessuno, né in Puglia, né nel Mezzogiorno, né nel Paese.

 

                                                                                                   Gianfranco Solazzo