Dopo la bozza del Decreto Bollette che faceva davvero sperare in una svolta epocale.
Il limite temporale fino al 2025 rappresenta un dietro front che ci lascia con l’amaro in bocca, pur riconoscendo al Ministro Schillaci l’impegno nel comprendere che lo sblocco del vincolo di esclusività è imprescindibile per il rilancio del nostro sistema».
«Un passo in avanti e mezzo indietro: non c’è che dire, anche questa volta ci eravamo illusi di essere di fronte ad una svolta epocale per quanto riguarda la libera professione, ma invece ci troviamo nella condizione di raccontare alla collettività e soprattutto ai professionisti della sanità, a quegli infermieri che guardiamo ogni giorni negli occhi, che come nel caso della bella Penelope, quello che viene meravigliosamente costruito di giorno, viene disfatto di notte.
Stiamo parlando del Decreto Bollette e di quello che doveva essere, nei piani, nelle promesse, nella bozza del Ministro Schillaci, lo sblocco totale del vincolo di esclusività per i professionisti del comparto non medico.
Notte tempo, invece, è arrivata una modifica al testo che pone un nuovo limite temporale alla libera professione, fino al 2025, e che ci delude non poco!
In attesa di comprendere meglio le ragioni di questo cambiamento improvviso, e pur riconoscendo che qualcosa si è certo mosso, non possiamo che mostrare amarezza e a tratti anche incredulità di fronte a quello che sta accadendo.
I nostri, sia chiaro, non erano certo stati trionfalistici: abbiamo però creduto che qualcosa potesse veramente cambiare, che ci fosse finalmente la possibilità di una svolta epocale con la libera professione degli infermieri e degli altri operatori sanitari al pari dei medici, in nome della disastrosa carenza di personale, in nome di una indispensabile riorganizzazione della sanità territoriale in vista della Missione 6 del Pnrr, in nome di quella boccata di ossigeno di cui la sanità privata e le Rsa hanno bisogno.
Il 2025 riteniamo sinceramente sia un vincolo comunque troppo ravvicinato, che limiterà gli interessati nell’effettuare scelte di programmazione a medio/lungo termine, e che non creerà certamente le condizioni ottimali per la migliore riuscita degli obiettivi sottesi al provvedimento.
Insomma, in questo modo, non si ragiona in ottica futura, per l’indispensabile ricostruzione di un sistema sanitario che ha bisogno come il pane di infermieri soddisfatti, appagati, valorizzati, messi nella condizione di esprimere al meglio le proprie competenze, e non certo ingabbiati nella morsa di lacune e vincoli che non conducono da nessuna parte».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Sindacato Nazionale Infermieri.