Provocazioni dell’Org su quanto sta avvenendo in Emilia Romagna…

L’evento alluvionale accaduto in questi giorni in Emilia Romagna pone ancora una volta al centro delle discussioni il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici. Ad oggi, sono 42 i comuni alluvionati, circa 10 mila gli sfollati e ora è allarme frane. Ultimata la prima fase di soccorso ancora in corso, i lavori proseguiranno – ci informa l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), con la pianificazione delle attività di gestione dei fanghi e dei rifiuti riversati sulle vie di comunicazione a seguito delle esondazioni e con eventuali sopralluoghi nelle aree maggiormente colpite. La solidarietà alla popolazione dell’Emilia Romagna in questo momento di grave difficoltà è unanime.
 
 
Giovanna Amedei, presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia (Org), fa una sintesi dei primi dati raccolti e lancia alcune provocazioni…
 
 
L’eccezionalità dell’evento è indubbia atteso che in 15 giorni, con due eventi distinti, sono caduti circa 600 mm di pioggia a fronte di una media di 900 mm/annui; nella zona di Cesena, secondo i dati, sono precipitati circa 250 mm di pioggia in 36 ore. Questi numeri fanno riflettere perché fanno ricordare, traslando la questione su scala pugliese, i mm di pioggia caduti in passato sul Gargano, a Ginosa, nel Salento, nessuna provincia pugliese esclusa visto che la pioggia cadendo sul suolo va ad interessare un territorio che per il 98% risulta a rischio idrogeologico.
 
C’è da dire che alla eccezionalità delle precipitazioni, sempre più frequenti, non corrisponde un’altrettanta eccezionalità nel porre rimedio. Tanti ancora gli interventi progettati e fermi in qualche ufficio, in attesa di pareri che non arrivano o perché non più idonei per i cambiamenti successi dopo altri eventi alluvionali. Un esempio lampante è la provincia di Foggia dove si è in attesa di interventi di mitigazione che fermi dal 2014 risultano, dopo ben 9 anni, non ancora realizzati e con i canali coinvolti negli eventi alluvionali in uno stato peggiorativo e di abbandono.  
 
Si continua a lavorare solo sulle emergenze, si insiste nel non capire l’importanza di una pianificazione e programmazione che deve avere necessariamente alla base una conoscenza geologica perchè ogni regione, ogni provincia, ogni comune, ha le proprie peculiarità geolitologiche, geomorfologiche ed idrauliche che necessitano di studi specifici per poter essere affrontate anche e soprattutto in relazione agli interventi spesso scellerati che la mano dell’uomo ha messo in atto in un clima di deregolamentazione generale e a tutti i livelli.  
 
Inutile continuare a dire che è importante non solo prendere finanziamenti a pioggia ma capire come intervenire a breve, medio e lungo termine, a scala di bacino, considerando negli uffici la presenza di tecnici competenti, con l’indispensabile presenza anche della figura del geologo, nella lettura dei progetti, nella loro messa in atto che va dalla fase di presentazione a quella di messa in esercizio.
 
Oggi abbiamo tutti un territorio martoriato, che in questi giorni si chiama Emilia Romagna e domani si potrà chiamare Puglia o Basilicata o Lombardia. Prendiamo coscienza, soprattutto politicamente, che il problema non sono il dissesto idrogeologico o il cambiamento climatico ma la necessità di affrontare la conoscenza e la successiva pianificazione territoriale sito specifica con norme altrettanto specifiche, senza trascurare il contributo prezioso di noi geologi