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CISL E FEMCA CISL: DIALOGO SOCIALE PER IL RILANCIO DEL SETTORE INDUSTRIALE BRINDISINO

I segretari generali territoriali della Cisl Gianfranco Solazzo e della Femca Cisl Marcello De Marco, auspicano che “con l’insediamento del neo Sindaco Giuseppe Marchionna e l’imminente composizione della Giunta municipale della città capoluogo sia possibile una ripartenza veloce e con piglio decisamente diverso, rispetto agli ultimi tempi, perché sia rilanciato il settore industriale brindisino e, di conseguenza, le opportunità di occupazione diretta e indiretta.”

Occorre, però “una visione condivisa di sviluppo industriale in un contesto nel quale sono troppe le imprese che si dibattono in situazioni difficili, a partire dal settore farmaceutico già fiore all’occhiello del territorio ma che, da un anno, accusa gravi difficoltà di rilancio, a causa di un mercato caratterizzato dalla concorrenza di India e Cina.”

Sul versante delle vertenze di settore, Marcello De Marco richiama “lo stato di agitazione che insiste in Euroapi, legato anche agli ultimi incontri sindacali non soddisfacenti presso Confindustria e, pertanto, preoccupa la tenuta di uno stabilimento che, per dimensioni e organici, necessita di volumi produttivi e di una autonomia di approvvigionamento che rientrano a pieno titolo negli interessi anche del nostro Paese oltreché del nostro territorio.” 

Al contempo, rileva il segretario generale territoriale Femca Cisl “sono in sofferenza tutte le nostre aziende energivore, premesso che la chimica di base ha bisogno di un rilancio per superare la fase di trasformazione in corso e che sarà sempre più marcata nei prossimi anni. Ne ridiscende la necessità di sperimentare anche nuove produzioni, come si sta già cercando di fare in alcune aziende del comprensorio del petrolchimico, pur con tutte le difficoltà legate ad un mercato ancora troppo volubile.”

Per Gianfranco Solazzo “Brindisi deve confermarsi attrattiva per le grandi imprese con i relativi investimenti, puntando a coniugare i ruoli istituzionali con quelli dei portatori di interessi sociali e, insieme, con il mondo della formazione, della scuola, dell’Università, avendo consapevolezza che temi inediti stanno già mettendo in gioco i destini di imprese e di lavoratori, come i processi di de-carbonizzazione cui occorre dar seguito. Lo si potrà fare, però, avviando anche i cantieri oltre ad illustrare investimenti e progetti per troppo tempo evocati, in questa città e più volte oggetto di intoppi burocratici, di scontri istituzionali ed amministrativi. Ad esempio, Gas e idrogeno verde contribuiranno alla de-carbonizzazione del Paese e questa è un’opportunità che bisognerà cogliere e sviluppare per non rischiare che la nostra area comunale e territoriale funga da mero passaggio di tubazioni.”

È necessario, pertanto, annota Solazzo “ripartire con un piano industriale strategico che, con la consapevolezza di non essere qui all’anno zero, veda riuniti tutti gli attori attorno a un tavolo, cioè Comune, Confindustria, parti sociali, Provincia, Regione con il coordinamento della Prefettura e con l’azione determinante della politica e delle rappresentanze parlamentari e istituzionali regionali. Così come risulta essenziale e strategico il ruolo della ZES, della ZFD, del porto, del retro-porto, di tutti gli investimenti già previsti e quanti se ne potranno realizzare, se l’azione condivisa del territorio mirerà effettivamente a crescita, sviluppo e buona occupazione.”      

Solazzo e De Marco ritengono, inoltre “che vada accelerata una nuova perimetrazione dell’area SIN, così da liberare ulteriori aree per insediamenti industriali; e, al contempo, vada candidata Brindisi a diventare il cluster dell’energia e dell’idrogeno. Lo sviluppo di un mercato dell’H2 avrà bisogno di infrastrutture e il modo più efficiente per svilupparle è quello di aggregare produzione e consumi a livello geografico in una hydrogen valley.”

Brindisi “punta a diventare sempre più un hub strategico per l’approvvigionamento energetico del Paese, grazie al gasdotto Tap, che proprio nei pressi della nostra città si allaccia alla rete adriatica di Snam.  Una dorsale, quella adriatica, che diverrà sempre più importante, come testimonia il progetto di raddoppio della capacità di trasporto di gas oggi e, per l’appunto, di idrogeno domani.” 

Annota, al riguardo, Solazzo che “come Cisl e Federazioni di categoria non ci siamo mai sottratti dal formalizzare nostre proposte nel dibattito più complessivo sulla transizione ecologica, così come avvenne a suo tempo con la piattaforma territoriale per lo sviluppo, elaborata dalle Confederazioni sindacali insieme con Confindustria Brindisi e condivisa da varie associazioni di categoria ed Enti locali. Oltretutto, è lo stesso Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) ad indicare le fonti rinnovabili che dovranno identificare politiche e misure per il raggiungimento degli obiettivi energia e clima al 2030, per una giusta transizione che approdi alla neutralità climatica, in uno con la sicurezza energetica, senza la quale non vi è neanche sicurezza economica e politica del Paese. L’invasione della Russia di Putin all’Ucraina lo ha fin troppo dimostrato. In assenza di unità di intenti è facilmente prevedibile il verificarsi di non pochi problemi occupazionali, specie in un territorio come quello di Brindisi in cui i più grossi players si trovano al centro di importanti processi di ristrutturazioni produttive ed organizzative. E considerando che alcuni di essi, come Eni ed Enel, sono partecipate dallo Stato è fortemente presumibile, come più volte richiesto, che debbano assumere protagonismi funzionali allo sviluppo sostenibile ed ai risvolti occupazionali.”

Solazzo e De Marco concludono che “è necessario far ripartire, dunque, a Brindisi il dialogo e la contrattazione sociale per i quali l’Ente locale non ha affatto ruolo accessorio, specie nella presente fase storica in cui la transizione energetica necessita di maggiore partecipazione e condivisione, a meno che non si intenda gestire il cambiamento in assenza dei protagonisti dello stesso, ovvero le lavoratrici ed i lavoratori; ma sarebbe, questo, un vulnus per la coesione sociale e si rivelerebbe tanto inappropriato quanto inaccettabile.”

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