La rinuncia al ricorso contro Edison del Comune di Brindisi è una grande sconfitta per la Città di Brindisi: un ostacolo allo sviluppo del porto, intermodalità e agli investimenti passati e futuri della città. Il nuovo sindaco ha giustificato l’atto del Comune con l’interesse strategico nazionale del deposito. Ma due progetti di depositi GNL di Edison uguali a quello di Brindisi sono stati rifiutati da altri Comuni e Autorità portuali, come a Napoli e a Messina, perché contrari agli investimenti PNRR sul rilancio dei porti e per il rischio industriale di incidente rilevante. E anche questi progetti erano di interesse strategico nazionale.
Ciò dimostra l’asservimento della nuova amministrazione alle decisioni delle solite grande aziende che perseguono solo il proprio profitto con impianti pericolosi e che non portano nessun beneficio alla comunità locale in termini di occupazione, ma solo rischi e danni ambientali.
Edison ha la faccia tosta di ripresentarsi a Brindisi 40 anni dopo la mancata bonifica della discarica industriale di Micorosa, la più grande d’Europa su oltre 60 ettari, che rappresenta una vera e propria bomba ecologica; una bonifica che proprio Edison, l’azienda allora MontEdison, responsabile del danno ecologico, ha contestato con un ricorso al TAR.
Edison, con sede a Milano, è oggi al 99% proprietà dell’azienda energetica francese EDF e sul nostro territorio ha un altro grosso progetto, per ora fermo: il megagasdotto Eastmed Poseidon, col gas in arrivo dal largo di Israele e approdo a Otranto. Edison ha una partecipazione del 50% insieme a DEPA in poseidon: altra opera impattante, dannosa e costosa.
Il GNL è un gas raffreddato a -161 °C per il trasporto via mare, in quanto si riduce il suo volume di oltre 500 volte. È ottenuto dalla fratturazione di rocce e terreni col metodo del fracking: una tecnica vietata in Italia, perché dannosa per l’ambiente perché si usano sostanze inquinanti le falde acquifere per facilitare l’estrazione del gas metano.
Il problema principale, tema del ricorso del Comune, è il problema del gas fuggitivo (BOG o boil off gas), cioè gas evaporato per la differenza di temperatura, che aumenta la pressione nel deposito ed è a elevato rischio esplosivo. e che Edison vuole bruciare con una torcia nella Valutazione di Impatto Ambientale, e che poi nelle rettifiche richieste al progetto viene ricongelato oppure immesso nella rete gas in forma rigassificata, ma che, secondo Edison, è solo “una variazione secondaria del progetto di deposito”, un problema minore.
La nuova amministrazione manca di una visione globale della situazione brindisina, sia in termini di sviluppo, che di rischio: oltre al deposito GNL di Edison, è stato prorogato il deposito benzina e gasolio di Brundisium sempre a Costa Morena con tutto il loro traffico di autocisterne e bettoline; e poi la vasca di colmata di cemento nel porto all’estuario di Fiume Grande, da riempire col materiale tossico dei dragaggi dei porti di tutto l’Adriatico meridionale. Poi abbiamo il più grande deposito di GPL d’Europa, di IPEM, e la centrale a turbogas di EniPower, il petrolchimico Eni Versalis, poi Basell, Sindyal, la megacentrale a carbone di Cerano che continua in silenzio a bruciare carbone al massimo delle sue potenzialità, poi la centrale a biomasse di SFIR, noto solo come zuccherificio, che invece brucia olio di palma per produrre energia; a Matagiola arriva il gasdotto TAP e dovrebbe arrivare il nuovo gasdotto Poseidon. Tutti impianti ad altissimo rischio di incidente rilevante concentrati a Brindisi sud. E tutti impianti che trattano combustibili a base di carbonio, dannosi per l’ambiente.
E mentre Bari si fa bella con i suoi nuovi progetti di porti turistici, Brindisi sarà la stazione di rifornimento e la discarica dei veleni da dragaggio di tutto l’Adriatico Meridionale.
E intanto nel marzo di quest’anno, sono stati diffusi i risultati del sesto Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento SENTIERI, dai quali si rileva un aumento delle anomalie congenite, dei tumori maligni e un eccesso del rischio di ospedalizzazione nella comunità residente, dimostrando una evidenza scientifica del ruolo dei siti industriali contaminanti.
Ma come sempre, Brindisi non pensa al suo sviluppo e alle sue potenzialità, ma sarà sacrificata nel nome “dell’interesse strategico nazionale”, e anche questa volta senza nessuna compensazione.
Angelo Gagliani
Movimento No TAO/SNAM di Brindisi