Permane altissima la tensione nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, a Roma, dopo la proditoria e vile aggressione di un poliziotto da parte di un detenuto psichiatrico.

“Un detenuto psichiatrico, ristretto al Reparto G6 transito, ha aggredito il personale di Polizia Penitenziaria, sfilando le chiavi della Sezione con le quali ha colpito il Caporeparto con tale violenza da provocanrgli ferite ad entrambi gli avambracci mentre cercava di ripararsi il volto”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “Il detenuto ha poi colpito con un calcio un altro poliziotto che è dovuto ricorrere al pronto soccorso e un altro solo si striscio. Questa è la situazione attuale: e in tutto ciò il PRAP oggi ha rimandato di nuovo a Rebibbia un altro detenuto violento e problematico allontanato l’anno scorso…”

Impietoso il giudizio del leader del SAPPE: “così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. In pratica, ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Le carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria e solamente la prontezza e professionalità del personale intervenuto ha evitato un epilogo ben più drammatico”.

La cosa più grave che emerge da questa ennesima aggressione”, prosegue Capece, “è che nulla l’Amministrazione riesce a porre in essere per eliminare queste criticità. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come SAPPE stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo”. Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”. E si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo: “Al Capo DAP Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi che sono nella sua delega, cioè i detenuti, malati psichiatrici, riorganizzazione istituti, media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”. Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: “perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.