Reddito di cittadinanza. Azione: “È una misura sociale e serve a far vivere chi non ha quasi nulla da offrire al mondo del lavoro. Giusto mantenerlo”
“Il reddito di cittadinanza non serve a far sopravvivere nell’attesa di trovare un lavoro. Serve, invece, a far vivere chi non ha quasi niente da offrire al mondo del lavoro.
È quindi uno strumento sociale oggi indispensabile e in futuro sempre più necessario, considerata la galoppante specializzazione del mondo del lavoro.”
Lo dichiarano il consigliere e commissario regionale di Azione, Fabiano Amati, i consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo, i responsabili regionali di Azione nei settori lavoro e welfare, Giulio Colecchia e Carmen Craca.
“Il reddito di cittadinanza è da considerarsi una misura sociale di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze e per questo va mantenuto: almeno sino a quando non sarà adottato un nuovo progetto con effetti analoghi.
L’errore del passato è consistito nel considerarlo anche una misura di politica attiva del lavoro, ma i risultati attesi non sono mai arrivati e per contro abbiamo assistito alla duplicazione della spesa pubblica per le finalità della formazione professionale.
Il reddito di cittadinanza, invece, deve svolgere la funzione di assistenza a persone escluse dal mercato del lavoro per mancanza di formazione, esperienza o età avanzata, così da assicurare il diritto alla vita dignitosa attraverso la fiscalità generale.
Senza il reddito di cittadinanza si tornerà, inevitabilmente, ai vecchi sussidi comunali, di natura sporadica, esigua e spesso clientelare, fonte di conflitti e a carico di casse non in grado di reggere quel tipo di impatti finanziari.
In questo ambito risultano mere petizioni di principio, funzionanti solo in teoria, le buone intenzioni sulla formazione e l’avvio al mondo del lavoro, perché non si fanno i conti con i dati: quelli che vedono coabitare l’alta disoccupazione con le alte percentuali di offerte di lavoro specializzato non coperto.
Qual è il significato di questi dati? Non è difficile intuirlo. Ci sono persone, e in futuro sarà ancora più evidente, non in grado di rispondere all’offerta di lavoro specializzato e quindi esclusi da ogni forma di vita dignitosa. Non basterà un corso di formazione a colmare la lacuna specialistica. Che fare quindi? Il reddito di cittadinanza come misura sociale. Ecco perché è un errore eliminarlo.”