SPOLETO, ANCORA UN’AGGRESSIONE AD UN POLIZIOTTO PENITENZIARIO PRESSO LA CASA DI RECLUSIONE. SAPPE: “E’ UN TENTATO OMICIDIO? NON SI PUO’ PIU’ LAVORARE COSI’”
Ancora un grave episodio di violenza gratuita contro un Assistente Capo della Polizia penitenziaria in servizio alla Casa Reclusione di Spoleto. “Nella serata di ieri, un setenuto del circuito Alta Sicurezza 3, italiano, originario di Taranto e di elevato spessore criminale, non nuovo ad atti di aggressione tanto che fu mandato a Spoleto per motivi di ordine e sicurezza dal DAP circa 1 anno fa , ha aggredito improvvisamente un poliziotto mentre gli apriva la cella, dopo aver evidentemente inscenato un malore”, spiega il segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Fabrizio Bonino. “Proprio il presunto/falso malore era il motivo dell’apertura della cella, atto al quale era presente il personale infermieristico e altro personale di Polizia Penitenziaria”, prosegue. “Dopo il colpo fulmineo scagliato al collo dell’Assistente di Polizia, solo la prontezza di riflessi di altro personale presente (che è riuscito a bloccarlo) ha evitato che lo colpisse ulteriormente, con conseguenze che potevano rivelarsi fatali. È infatti evidente che il coltello rudimentale usato e la dinamica del colpo inferto al collo non escludono, almeno ai nostri occhi, un’ipotesi di tentativo di omicidio. Sarà la Procura della Repubblica di Spoleto a stabilire ogni eventuale ipotesi di reato dopo l’esame di tutti gli atti che verranno inviati. Il SAPPe, oltre alla più sincera vicinanza e solidarietà, augura una pronta guarigione al collega, al quale sono stato applicati 5 punti di sutura e prescritti 10 giorni di prognosi.
Bonino evidenzia che “il SAPPE ritiene utile ancora una volta lanciare l’allarme circa le criticità che investono la Casa di reclusione di Spoleto relativamente alla grave carenza di organico, che obbliga la Polizia Penitenziaria ad operare continuamente al di sotto dei livelli minimi di sicurezza. Ormai, di questo “tracollo” se ne sono ben resi conto anche i detenuti più facinorosi che non ritengono di aver nulla da perdere e per i quali la vita di un poliziotto vale davvero poco. È ora di intervenire drasticamente e non solo a “chiacchiere”, come fa abitualmente l’Amministrazione Penitenziaria, assegnando a Spoleto immediatamente ulteriori 20 nuovi Agenti e sanzionando pesantemente e senza il minimo indugio i detenuti che si rendono protagonisti di questi atti di violenza”.
“Non passa giorno che non si verificano aggressioni, incendi ed altri gravi eventi critici nei confronti della Polizia Penitenziaria che presta servizio nelle carceri per adulti e minori della Nazione e di quello che opera nelle carceri dell’Umbria in particolare”, sottolinea Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che esprime la solidarietà del primo Sindacato del Corpo al collega ferito ed a tutto il Reparto di Polizia Penitenziaria di Spoleto: “siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze e situazioni di grande allarme, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno”.
Impietosa la denuncia di Capece: “Così non si può andare avanti! Le colleghe ed i colleghi dell’Umbria, attraverso il SAPPE, tornano a sollecitare le istituzioni penitenziarie affinché adottino con urgenza provvedimenti concreti ed urgenti per fronteggiare la grave situazione che sta contraddistinguendo negativamente le strutture detentive regionali. Servono fatti! Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Mi riferisco alla necessità di avere, a propria tutela, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressione, guanti antitaglio, telecamere portatili, per altro promessi da mesi dai vertici ministeriali ma di cui in periferia non c’è traccia alcuna”.