Si indica un referendum o si teme la risposta?»

Una «maggioranza Pinocchio» che teme la piazza e sa che i brindisini sono dalla parte della Cgil e delle Associazioni ambientaliste sul tema del terminale Edison, prova goffamente ad attaccare la Camera del lavoro mentendo sapendo di mentire. Purtroppo le bugie hanno il «naso lungo» e le «gambe corte» e i brindisini lo sanno bene e per questo motivo le adesioni pubbliche alla manifestazione del 24 agosto alle 18.30 in Piazza Vittorio Emanuele II (sotto la sede dell’Autorità Portuale) a Brindisi, continuano a moltiplicarsi di ora in ora. 

La maggioranza scientemente smemorata, se ne faccia una ragione, perché saremo in tanti e sosterremo l’idea che da due anni – sin da quando si è iniziato a parlare del terminale di Gnl a Brindisi – portiamo avanti con coerenza e lungimiranza: «Sì ad un porto aperto allo sviluppo, che sia Piattaforma logistica del Mediterraneo. No ad un porto che diventi solo ed esclusivamente stazione di  per rifornimento di carburanti». Altro che «psicodramma collettivo» o «folgorazione sulla via di Damasco» o ancora  «in quale direzione guardavano i dirigenti della Cgil, o quelli delle tante Associazioni ambientaliste».

Questa Camera del lavoro è «sul pezzo» sin dal primo giorno dal luglio del 2021, studia e fa i compiti a casa e le decine di documenti prodotti in questi anni smentiscono il goffo tentativo di ridimensionarne l’azione. Così come le Associazioni che condividono e promuovono l’iniziativa del 24 agosto – Legambiente, Italia Nostra, WWF, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, ANPI, ARCI, Emergency – Gruppo Prov. di Brindisi, NAC, No Tap/Snam, l’Associazione Di Vittorio – non sono certo rimaste a guardare ma hanno espresso una valutazione critica e motivata all’insediamento. 

Del resto l’attacco delle ultime ore contenuto nel  documento che le forze di maggioranza al Comune di Brindisi hanno prodotto al termine della riunione di lunedì, denota tutto il nervosismo patito da chi è sfuggita di mano la situazione. Un nervosismo esploso con la «scoperta» – questa sì dopo due anni, e dov’era la maggioranza dormiva? – che annesso al progetto del terminale, come è ovvio che sia per questi impianti, c’era l’ennesima torcia che è un dispositivo di sicurezza. Una torcia che per tutti i brindisini – a prescindere dai credo politici – rappresenta un vero e proprio «incubo». 

A sbugiardare la maggioranza, quella che crede che «questo non è un problema del Comune di Brindisi», ci ha pensato la stessa  Edison. E così in questi giorni abbiamo assistito all’ennesimo triste teatrino con anche autorevoli rappresentanti di questo territorio che sono «caduti dalle nubi», altri che si sono prodotti in formidabili retromarce, altri in piroette e contro piroette nell’arco di persino 24 ore. Questo sì un vero «psicodramma» al punto di superare anche quel capolavoro cinematografico del 1980 dal titolo «L’aereo più pazzo del mondo». E persino il sequel dell’82 «L’aereo più pazzo del mondo… sempre più pazzo». Certo, nei due film il cast di attori era eccezionale, purtroppo non è lo stesso per gli attori brindisini capaci di trattare e ritrattare la propria posizione nell’arco di una notte.

La posizione della Cgil è nota da due anni: quello che non vogliamo  è la condanna a morte del porto, per via dell’allocazione di un impianto – che oltre ad essere inserito tra altri 11 ad alto rischio di incidente rilevante – blocca la polifunzionalità della risorsa più grande a disposizione di questo territorio per creare sviluppo ed occupazione buona. Vogliamo un porto che si sviluppi con la logistica.

I brindisini lo sanno. E la dimostrazione che sono con noi è data dalla pioggia di adesioni alla manifestazione. Per questo cogliamo nuovamente l’occasione per esprimere un enorme grazie alle associazioni, i movimenti, i partiti e tutti i brindisini che in queste ore stanno aderendo in maniera massiccia. Sarà una grande giornata di mobilitazione democratica, aperta a tutti, di gente libera e che non intende accettare scelte calate dall’alto senza ascoltare la popolazione. Su questo tema siamo pronti sfidare la politica sul suo terreno e cogliamo l’occasione per lanciare una proposta democratica: si indica un referendum chiamando la popolazione alle consultazioni. O si ha paura della risposta?