NAPOLI, E’ ALLARME DRONI NEL CARCERE DI SECONDIGLIANO DOPO IL RINVENIMENTO DI TELEFONI CELLULARI E DROGA PER I DETENUTI DELL’ALTA SICUREZZA
Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sollecita formazione e “specializzazione” per personale di Polizia Penitenziaria: “I telefonini potevano essere usati per comunicazioni non autorizzate con l’esterno”
Dopo l’ennesimo rinvenimento, da parte della Polizia Penitenziaria, di droga e telefoni cellulari destinati ai detenuti dell’Alta Sicurezza del Centro Penitenziario di Secondigliano, a Napoli, Raffaele Munno, vicesegretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria dichiara: “Nel corso di una perquisizione nella sezione di Alta Sicurezza a Secondigliano, coordinata dal Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria Gianluca Colella sono stati rinvenuti cinque telefoni smartphone: uno in cella e quattro in luoghi comuni. Rinvenuti anche due panetti di hashish, il tutto provenienti da droni”. Per Munno, “nelle carceri della Campania, alla data dello scorso 30 agosto, erano ristrette 7.100 persone. Per questo, il SAPPE torna a evidenziare che è assolutamente necessaria potenziare tecnologicamente le Sale Regie delle Case circondariali e di Reclusione regionali, fulcro del monitoraggio della sicurezza interna ed esterna, il ripristino del servizio delle sentinelle sul muro di cinta, nonché urgentissimi interventi per rendere sempre funzionanti ed efficienti i sistemi anti-scavalcamento ed antintrusione. I rinvenimenti di droga e cellulari a Secondigliano confermano tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito a mezzo droni, fenomeno questo favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza. Si pensi, ad esempio, al grave evento critico di Frosinone, avvenuto tempo fa, ove fece ingresso in Istituto una pistola con le stesse modalità”.
Per Donato Capece, segretario generale SAPPE, “questo ulteriore episodio riporta prepotentemente all’attenzione la problematica, peraltro comune a tutti gli istituti penitenziari, dell’introduzione e del possesso di droga e microcellulari, che oramai hanno dimensioni sempre più ridotte, da parte dei detenuti. Io credo che la Polizia Penitenziaria debba disporre di un Nucleo di poliziotti penitenziari specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura. Per altro i droni si prestano bene alla ricognizione delle aree vicine ad un carcere e possono fornire valido aiuto: pensiamo, ad esempio, in caso di evasione giacché consentono velocemente di rilevare e monitorare ampi spazi senza essere visti. Auspichiamo che il PRAP della Campania preveda una formazione specializzata per il personale. Ci auguriamo che al più presto, il personale del Corpo di polizia penitenziaria venga dotato di apposite strumentazioni per contrastare questo fenomeno”. Per questo, il leader del SAPPE mette sotto accusa la gestione delle carceri da parte dell’attuale Capo del DAP Giovanni Russo: “La sua gestione è fallimentare: non fa praticamente nulla, vive isolato dai “suoi” uomini e non sappiamo neppure che faccia abbia, essendo evidentemente allergico al confronto con i Sindacati. Non ci incontra e non fa nulla, quando invece dovrebbe intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza”.