BRINDISI.Macchia: «Sviluppo e occupazione, si evitino mistificazioni, per la decarbonizzazione non c’è ancora un euro»
Sui temi dello sviluppo e della creazione di nuovi posti di lavoro assistiamo a goffi tentativi di strumentalizzazione che hanno l’unico merito di inquinare un dibattito legittimo e democratico su cui ogni attore del territorio, per la propria parte, è impegnato ed ha il diritto-dovere di esprimersi.
La Cgil di Brindisi, a partire dall’ultima vertenza esplosa col caso Basell, è impegnata a difendere e salvare ogni posto di lavoro messo in discussione. Lotteremo per respingere al mittente i 47 licenziamenti previsti, convinti che la Chimica sia un asset importante dell’economia di questo territorio che deve restare a Brindisi, così come l’Aeronautica e altri settori industriali strategici.
Quello che non possiamo accettare, tuttavia, è il continuo tentativo di mistificare la realtà strumentalizzando la vicenda Edison addossando a terzi l’incapacità di attrazione di investitori. E scaricando così, le proprie mancanze su presunte divisioni, che invece sono idee legittime e differenti sullo sviluppo del territorio tese al miglioramento delle condizioni economiche e la creazione di lavoro buono. A meno che non si debba accettare il “pensiero unico”, cosa che non appartiene proprio al Dna di questo sindacato. In questo senso se il “Metodo Brindisi” è fallito sul nascere, le responsabilità sono chiare ed evidenti: anziché lavorare sui progetti che “uniscono” tutti, si è preferito andare avanti unilateralmente, esattamente su quelli che “dividono”.
L’emblema di questo modo di fare è esattamente l’investimento Edison, che di green non ha nulla – dal momento che il Gnl è una fonte fossile – e che per la sua collocazione non va bene perché azzera la polifunzionalità del porto asservendolo prevalentemente ad un unico traffico, ha scarse ricadute occupazionali, e pregiudica irrimediabilmente lo sviluppo della logistica che invece ha potenzialità straordinarie e ricadute incalcolabili. Questo non lo dicono solo la Cgil, tutte le associazioni e i cittadini scesi in piazza il 24 agosto scorso. Ci sono aziende come Versalis che hanno presentato ricorso temendo una limitazione dei propri traffici. O il consorzio Iais (Interporto dell’area ionico-salentina) che vede compromessi i propri interessi. E’ noto infatti che nelle fasi di scarico del gas oltre alla banchina di Costa Morena è interdetta a tutti una vasta area. E questa situazione va vanificare anche quell’investimento da 70milioni di euro di Rfi per il collegamento col porto. Inoltre, anche il Comune attende di sapere da Enac se possano esistere problemi relativamente al cono di atterraggio. Non vorremmo che alla fine spuntasse che oltre a bloccare il porto, questo investimento si rivelasse un tappo anche per l’aeroporto.
Intanto la decarbonizzazione – se qualcuno ancora non se ne è accorto – è già iniziata da un pezzo. Solo lo scorso luglio – ad un anno circa dalla sua approvazione -, abbiamo assistito all’insediamento del Comitato di coordinamento per la riconversione delle centrali a carbone di Brindisi e di Civitavecchia, ringraziamo per questo, ma è troppo poco. Quanti fondi per Brindisi e quando saranno stanziati? Quando saranno autorizzati i progetti – ce ne sono diversi in campo -, velocizzate le procedure?
Confindustria ci dica dove sono andati a finire tutti quei miliardi di investimenti dati in arrivo nell’occasione della visita del presidente Carlo Bonomi. Allo stato dell’arte sappiamo solo che Brindisi è fuori dal Just transition fund, che per la decarbonizzazione non c’è un euro e che le crisi industriali si moltiplicano mentre i nostri giovani e non scappano desertificando questo territorio. La Cgil quindi non resterà in silenzio e invita a sgomberare il campo dalle mistificazioni e ad assumesi le proprie responsabilità per il bene del territorio.
Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi