D’AMATO (VERDI EUROPEI): INQUINAMENTO PERTUSILLO UN DISASTRO AMBIENTALE PER BASILICATA E PUGLIA, COMMISSIONE UE INTERVENGA
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“Quello che sta emergendo dai due processi in corso del cosiddetto Petrolgate è un vero e proprio disastro ambientale e sanitario provocato dall’estrazione del petrolio in Basilicata. Un disastro che colpisce anche la Puglia per via dell’inquinamento del lago Pertusillo. Ricordo che da questo invaso dipende l’acqua potabile di milioni di persone, oltre che l’irrigazione dei campo agricoli. Ecco perché sostengo con forza la petizione promossa in commissione Peti al Palamento europeo dall’associazione ‘Liberiamo la Basilicata’ per chiedere lo stop alle attività che mettono a rischio il Pertusillo, l’ambiente e la salute dei cittadini lucani e pugliesi. Oggi, in audizione a Bruxelles, abbiamo ribadito che questa petizione vada avanti, e che la Commissione europea apra un’indagine che porti a una procedura d’infrazione. Ci sono almeno quattro direttive Ue violate, tra cui quelle su aria, acqua e rifiuti. Bruxelles non può girarsi dall’altra parte”. Lo ha detto l’eurodeputata dei Verdi Europei, Rosa D’Amato, a margine dell’audizione in commissione Petizioni al Parlamento europeo sulla petizione relativa all’impatto dell’impianto di trattamento del petrolio Cova dell’Eni in Val D’Agri, Basilicata.
“Che il Pertusillo sia vittima di inquinamento lo dice la stessa Regione Basilicata, che ha recentemente declassificato dal livello 2 al livello 3 la qualità delle sue acque – dice Giuseppe Di Bello, portavoce di Liberiamo la Basilicata – È chiaro che questo è accaduto per via delle vicine estrazioni di petrolio e gas in Val d’Agri. Non dimentichiamo quanto successo a Viggiano nel 2017, quando dall’oleodotto è fuoriuscito del greggio che ha invaso la falda acquifera. Ne è uscito così tanto che dopo 6 anni le attività di recupero sono ancora in corso. E non dimentichiamo la prima sentenza sul Petrolgate, che ha certificato come in Basilicata siano stati smaltiti illegalmente 1 milione e 456 mila tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dall’estrazione di petrolio. Per aver denunciato questi fatti, da dipendente pubblico ho subito del mobbing sul lavoro. L’Europa ci aiuti, perché questo è il clima di intimidazione che si respira nella mia regione”, conclude Di Bello.