Apprendiamo attraverso la stampa che l’investimento “ACT BLADE”, dato incautamente per certo da più parti, è ancora privo di copertura finanziaria, a tal punto da costringere i promotori a ricorrere a fantasiose ed inattuabili soluzioni provvisorie, finalizzate ad avviare la produzione di prototipi di pale eoliche.
Purtroppo è solo la punta di un iceberg che in questi ultimi anni ha travolto Brindisi e la sua economia, determinando danni incalcolabili.
La realtà, invece, parla di un territorio privo – allo stato attuale – di prospettive credibili e assai vicino al collasso, aggravato anche dalla conclusione del processo di decarbonizzazione.
Non è un mistero, infatti, che la tanto sbandierata nascita di una filiera dell’eolico, con investimenti miliardari, sarà realizzata a Taranto, mentre qui ci ritroveremo solo le pale eoliche in bella vista al largo delle nostre coste, senza alcuna ricaduta economica per il territorio se non, forse, per qualche intervento di manutenzione.
E purtroppo non è la prima grande opportunità che svanisce nel nulla. La candidatura di Brindisi per un grande stabilimento di componentistica della Intel è stata individuata altrove, così come per il Centro ricerca di Enea sulla fusione nucleare è stata scelta Frascati al posto di Brindisi.
Nel frattempo, il comparto aeronautico accusa cedimenti, se è vero che il gruppo Dema va verso un ridimensionamento occupazionale, mentre è delle ultime ore la decisione di Basell di chiudere il P9T, mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza del sito di Brindisi della multinazionale.
Ed ancora, tutto ciò che ruota intorno alla Hydrogen Valley è rimasto inesorabilmente sulla carta, mentre l’ultima “mazzata” Brindisi, al pari di altri territori, l’ha subita con un ridimensionamento degli investimenti finanziati con i fondi del PNRR.
L’unico elemento apparentemente positivo riguarda l’apertura di una “finestra” da parte del Governo nazionale grazie al tavolo sulle centrali di Brindisi e Civitavecchia (su iniziativa del parlamentare Mauro D’Attis) aperto presso il Ministero del Made in Italy. Ma il Ministro Urso ha già chiarito che non ci sono risorse disponibili.
A fronte di un quadro così a tinte fosche, il punto di partenza non può che essere quello di ricostruire una iniziativa condivisa a livello locale per avere idee chiare sullo sviluppo che si intende rivendicare.
Occorre, pertanto, dar vita immediatamente ad una “Struttura territoriale di concertazione” che sia inclusiva di tutti i soggetti interessati (istituzioni, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali) perché si possa elaborare una idea condivisa per il nostro territorio che non si limiti alla richiesta di finanziamenti, ma che individui i settori su cui puntare e verso cui remare tutti nella stessa direzione, ognuno per le proprie competenze.
L’alternativa è continuare a procedere in ordine sparso, ma in quel caso le speranze di ripresa continuerebbero ad essere ridotte al lumicino.
Franco Gentile – Presidente CNA Brindisi