BRINDISI.Un rapporto poco convincente di un deposito/impianto inaccettabile.
«Il Rapporto racconta i risultati relativi alle ricadute economiche e sociali dell’investimento per la costruzione del Deposito costiero Gnl nel Porto di Brindisi». Inizia così, “lo cunto de li cunti” del Censis, raccontando le mirabilie di un investimento che secondo loro risolverà tutti i problemi non solo della città ma di tutto territorio. E sarebbe interessante conoscere il parere del sindaco Giuseppe Marchionna, del presidente della Provincia Antonio Matarrelli, se credono davvero alle cose scritte dall’istituto di ricerca.
Censis dice che saranno impiegate per la costruzione 1.140 unità lavorative e la costruzione del deposito si concluderà nell’arco di 30 mesi.
AdSPMAM, nella deliberazione per la concessione dell’area (la bellezza di 30 anni, la richiesta era addirittura di 35) scrive che «per quanto concerne le risorse tecniche ed organizzative che la Società ha specificato di dover impiegare, giova evidenziare come, nella fase di costruzione del deposito, prendendo ad esempio la pregressa esperienza effettuata nel porto di Ravenna da parte della stessa Società, il numero delle risorse lavorative si aggirerà intorno a 260 addetti, di cui circa 60 ingegneri e tecnici e 200 operai» mentre «per la fase di esercizio la Società ha comunicato di prevedere un impiego di circa 30 unità lavorative» ma elencando i profili i numeri non tornano infatti la loro somma è invece di 26 unità.
Per capire meglio l’impatto occupazionale che questo “investimento” produrrà sulla città basta leggere “lo cunto”, il quale spiega che «molte delle figure professionali richieste, ad esempio, dovranno disporre di lauree ingegneristiche di vario tipo quali meccanica, energetica, elettrica, elettronica ecc. oppure essere tecnici diplomati con adeguata esperienza acquisita» come è ovvio che sia. Immaginiamo già la fila di brindisini.
Ne’ l’Autorità portuale può tranquillamente dichiarare che non c’è nessun problema sugli effetti negativi sui traffici portuali, meraviglia che proprio un ente preposto alla portualità possa dichiarare ciò. Come altrettanto singolare è affermare che il traffico portuale aumenterà sol perché c’è un deposito di Gnl, sarebbe come dire che le navi (da crociera e/o mercantili) sceglieranno il porto di Brindisi per questo, un’idea singolare che può essere smontata da chiunque capisca di portualità e traffici marittimi.
Tra le tante cose da spiegare sull’iter autorizzativo ci sarebbe, rendendone conto, del perché non si sia tenuto in alcun conto il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che nell’adunanza del 13 ottobre 2021 ha concluso che il progetto presenta «una serie di criticità tali da consigliare che l’opera sia realizzata sui siti appositamente previsti dal Piano Regolatore Portuale vigente» e rispondendo all’Avvocatura dello Stato, l’8/3/2023, lo stesso CSLLPP chiarisce che «in riferimento al contenzioso in oggetto, si evidenzia l’inesattezza con cui parte ricorrente, nel ricorso di cui in parola, afferma che questo Consesso ha partecipato alla Conferenza dei servizi insieme ad altri enti ed amministrazioni». Cose evidenti che fanno capire che più di qualcosa non è stata tenuta in debito conto, come la questione RFI e la disnza dai binari regolata da norme ben precise (DPR 11/07/80 n.733). Come è possibile fidarsi delle dichiarazioni rassicuranti?
E’ quindi ovvio che le recenti dichiarazioni di Edison, per bocca del suo vicepresidente esecutivo, «via ai lavori del deposito Gnl entro dicembre o saremo costretti a rinunciare all’investimento a Brindisi» confermando localizzazione e obiettivi, suonano come irrispettose del territorio e della politica e meraviglia che, di fronte a tali arroganti ultimatum, ci sia qualcuno che ancora non adotti una postura più dignitosa e meno prona nei confronti della società francese Edison che se ha rimostranze da fare deve rivolgerle a chi l’ha messa in queste condizioni.
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