PA, D’AMATO (VERDI EUROPEI) SCRIVE A FITTO: DECRETO SUD SERVA A STABILIZZARE PRECARI CHE GIÀ LAVORANO PER LE AMMINISTRAZIONI
“Il ministro Fitto ci spieghi perché il governo voglia assumere 2.200 persone nelle amministrazioni pubbliche del Mezzogiorno anziché stabilizzare i precari che già ci sono e che sono alle prese quotidianamente con i progetti europei di coesione e con il Pnrr”. Lo dice l’eurodeputata dei Verdi Europei, Rosa D’Amato, commentando la lettera che ha inviato al ministro per la Coesione, Raffaele Fitto, in merito al cosiddetto ‘Decreto Sud’.
Tale decreto prevede, a partire dal 2024, l’assunzione di 2.200 unità complessive da destinare alle amministrazioni pubbliche “delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, delle città metropolitane, delle province, delle unioni dei comuni e dei comuni, appartenenti alle predette regioni, nonché per rafforzare le funzioni di coordinamento nazionale del Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri”. Le assunzioni, a tempo indeterminato, riguarderanno il personale non dirigenziale e saranno coperte con i fondi dello Stato. “E qui sta il nodo della questione – spiega D’Amato – Il decreto non prevede che tali risorse possano essere utilizzate per stabilizzare il personale precario già presente in queste amministrazioni. Tale disposizione penalizzerebbe i tecnici reclutati al Sud nella pubblica amministrazione a seguito del superamento dei concorsi indetti dalla Agenzia di coesione, i cosiddetti ‘Coesione 1’ e ‘Coesione 2’, ed escluderebbe, senza ragione alcuna, i lavoratori della Regione Abruzzo che non risultano citati nel decreto. Parliamo di figure professionali ancora in servizio, che hanno maturato esperienza e competenza nella gestione di progetti europei che ‘mettono a terra’ milioni di euro di finanziamenti da investire sul territorio. Per loro, l’unica prospettiva di stabilizzazione è venire assunti dalle amministrazioni locali con fondi propri, e non quelli statali del decreto Sud”. Per questa ragione, si legge nella lettera, D’Amato chiede a Fitto se “intenda procedere, mediante apposito emendamento in sede di conversione in legge del decreto, all’introduzione della prelazione all’assunzione di quelle risorse che già prestano servizio all’interno degli enti territoriali, nelle materie oggetto del decreto”.
Tale decreto prevede, a partire dal 2024, l’assunzione di 2.200 unità complessive da destinare alle amministrazioni pubbliche “delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, delle città metropolitane, delle province, delle unioni dei comuni e dei comuni, appartenenti alle predette regioni, nonché per rafforzare le funzioni di coordinamento nazionale del Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri”. Le assunzioni, a tempo indeterminato, riguarderanno il personale non dirigenziale e saranno coperte con i fondi dello Stato. “E qui sta il nodo della questione – spiega D’Amato – Il decreto non prevede che tali risorse possano essere utilizzate per stabilizzare il personale precario già presente in queste amministrazioni. Tale disposizione penalizzerebbe i tecnici reclutati al Sud nella pubblica amministrazione a seguito del superamento dei concorsi indetti dalla Agenzia di coesione, i cosiddetti ‘Coesione 1’ e ‘Coesione 2’, ed escluderebbe, senza ragione alcuna, i lavoratori della Regione Abruzzo che non risultano citati nel decreto. Parliamo di figure professionali ancora in servizio, che hanno maturato esperienza e competenza nella gestione di progetti europei che ‘mettono a terra’ milioni di euro di finanziamenti da investire sul territorio. Per loro, l’unica prospettiva di stabilizzazione è venire assunti dalle amministrazioni locali con fondi propri, e non quelli statali del decreto Sud”. Per questa ragione, si legge nella lettera, D’Amato chiede a Fitto se “intenda procedere, mediante apposito emendamento in sede di conversione in legge del decreto, all’introduzione della prelazione all’assunzione di quelle risorse che già prestano servizio all’interno degli enti territoriali, nelle materie oggetto del decreto”.