IL SAPPE CHIEDE L’INTERVENTO DELLE AUTORITA’ ISTITUZIONALI SULLE CRITICITA’ PENITENZIARI
“Invito le Autorità istituzionali e regionali ad attivare, da subito, un tavolo permanente regionale sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la Polizia Penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno per oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale”. Così il segretario regionale per il Piemonte del SAPPE, Vicente Santilli, dopo aver appreso la notizia della morte di un detenuto nel carcere di Biella. “Intorno alle ore 13 di ieri, presso la Casa Circondariale di Biella, durante un giro di controllo, un detenuto di nazionalità tunisina è stato rinvenuto impiccato a un gancio della finestra della propria cella tramite un cappio realizzato con dei lacci da scarpe. L’intervento è stato immediato e sia il personale di polizia che i sanitari hanno tentato per oltre mezz’ora di rianimare il detenuto ma è nulla sono valsi gli sforzi e il 118 ha dovuto constatare il decesso del ristretto”. Grave anche l’episodio avvenuto, sempre ieri, nella Casa circondariale di Novara, dove un detenuto è salito proditoriamente sui tetti del carcere per ottenere il trasferimento il trasferimento in un’altra sede: “l’uomo, uno straniero del Nord Africa, ha pura lanciato diverse tegole contro il personale di Polizia Penitenziaria, che monitorava la situazione. Sono momenti di grande tensione ma è comunque stato pronto e tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari, che interagendo con il Comandante di Reparto e un educatore, sono stati impegnati in una fondamentale opera di mediazione che ha poi convinto l’uomo a scendere pacificamente dal tetto”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale, dovrebbe andare in carcere a Biella e a Novara a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione. L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 25mila tentati suicidi ed impedito che quasi 190mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.